Ashrafieh, quartiere storico di Beirut, può riprendere un po’ di vita: è prevista a luglio la riapertura della chiesa gesuita di San Giuseppe. Gravemente danneggiata dall’esplosione del porto di Beirut dell’agosto 2020, la chiesa è stata ristrutturata con i fondi di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
L’invito a non “lasciare il Libano da solo”, perché il mondo ha bisogno di quello che fu definito “un Paese messaggio”. Ma anche l’invito a lavorare per sconfiggere ogni forma di autoritarismo”, con la consapevolezza che ci sarà una ricostruzione. Un mese dopo la tremenda esplosione del porto di Beirut che ha causato 220 morti, 6 mila feriti e 300 mila sfollati e distrutto larghe parti della città, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, va in Libano inviato da Papa Francesco.
Nel corso di questa settimana, gli ambasciatori di Australia e Timor Est hanno presentato le lettere credenziali a Papa Francesco. Comincia per loro un mandato di rappresentanza del loro Paese presso la Santa Sede, ed entrando a far parte della comunità di 88 ambasciatori residenti a Roma.
La notizia e le immagini giunte in questi giorni dal Libano hanno suscitato, nell’intera opinione pubblica, sconcerto e preoccupazione anche in Italia.
La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha deciso oggi lo stanziamento di 1 milione di euro dai fondi otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, in soccorso delle popolazioni del Libano colpite dalla terribile esplosione del 4 agosto scorso.
Papa Francesco ha inviato, tramite il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, un primo aiuto di 250.000 € in sostegno alle necessità della Chiesa libanese in questi momenti di difficoltà e di sofferenza.