La Santa Sede ha una nuova casa in Malesia, e l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, è volato a Kuala Lumpur per inaugurarla: è stata anche una occasione di spiegare il senso della missione diplomatica della Santa Sede. Intanto, la scorsa settimana, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, è stato in Romania, per rafforzare ulteriormente le buone relazioni, e magari per programmare un prossimo viaggio di Papa Francesco nella nazione, magari nel 2019, e non nel 2018 come si era inizialmente pensato.
Il Papa sarà in Myanmar e Bangladesh per “esprimere vicinanza e sostegno” alla comunità cristiana e per “essere una presenza di pace e riconciliazione e solidarietà” nella nella società: lo dice il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in una intervista al Centro Televisivo Vaticano alla vigilia del viaggio di Papa Francesco.
La diplomazia della Santa Sede opera a più livelli: c’è l’impegno internazionale alle Nazioni Unite e nel multilaterale, che si preoccupa di fare in modo che i trattati e i negoziati abbiano come fine il bene comune, e come focus la dignità dell’essere umano. E poi c’è la diplomazia sul campo, quella fatta dai nunzi in situazioni difficili. Una conferenza in Vaticano, la plenaria di un Pontificio Consiglio e l’impegno della Santa Sede all’ufficio ONU di Ginevra questa settimana sono unite da un particolare filo rosso, tutto da esplorare.
Il viaggio in Argentina dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, "ministro degli Esteri vaticano", mostra che tra Argentina e Santa Sede i rapporti sono ottimi, oltre le speculazioni su un viaggio di Papa Francesco nel suo Paese natale che ancora non è arrivato. Nel frattempo, la Santa Sede dà anche un segnale di sollecitudine verso il Venezuela, una crisi che segue sempre con interesse. Il tema dei migranti è stato invece al centro della presenza della Santa Sede al Consiglio d’Europa.
La presenza in Croazia del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, rilancia il tema della possibile canonizzazione del Cardinale Alojzje Stepinac, contestata dal mondo ortodosso, ma anche la questione Medjuorgje. Mentre si guarda con grande attenzione al Patriarca Bartolomeo I, che di Papa Francesco è stato primo partner della pace, e che ha tenuto un importante discorso alla Seconda Conferenza sul pluralismo religioso e culturale e la coesistenza pacifica in Medio Oriente.
I quattro principi dell’Evangelii Gaudium come linee guida per ripensare l’Europa a 60 anni della Fondazione: è il suggerimento del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, all’apertura della conferenza (Re)Thinking Europe. Se la questione europea è stata centrale in questa settimana della Santa Sede, da segnalare anche la presenza a Roma, per la giornata delle Nazioni Unite, dell’arcivescovo Ivan Jurkovic, osservatore della Santa Sede presso l’ufficio di Ginevra delle Nazioni Unite.
Quale è stato l’impatto della visita di Papa Francesco in Colombia? Se lo è chiesto la missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite, con un evento al Palazzo di Vetro di New York lo scorso 20 ottobre. Ma l’impegno per la pace si concretizza anche in altri ambiti: la promozione del disarmo integrale, la questione dello spazio, e la gestione della crisi dei rifugiati in Europa.
Spicca la celebrazione dei 75 anni delle relazioni diplomatiche tra Giappone e Santa Sede nella settimana della diplomazia pontificia, che conta anche diversi interventi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York e un intervento sul tema dell’immigrazione al tema di Ginevra. Sono eventi che danno il senso del lavoro portato avanti dagli “ambasciatori del Papa”, che avrà un riscontro visibile nella seconda visita di Papa Francesco alla FAO di Roma.
Una “casa” per la Santa Sede, con gli arredi sacri in pietra rossa a simboleggiare i sacrifici del popolo locale e il sangue di Cristo, posta nel cuore della città, ma allo stesso tempo in una zona residenziale e silenziosa: si presenta così la nunziatura della Santa Sede a Minsk, inaugurata il 4 ottobre dall’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato.
Il quinto principio dell’Evangelii Gaudium non è scritto nell’esortazione apostolica di Papa Francesco, che funge un po’ da linea guida del Pontificato. È piuttosto declinato in diplomazia pontificia, con una formulazione resa così dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri vaticano”: “La persona umana è più grande della nazione”.
Una diplomazia “pastorale e spirituale”: è questa la vocazione dei diplomatici della Santa Sede, sottolineata dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, che ha trascorso l’intera scorsa settimana a New York per la 72esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
È stata la prima nazione a proclamarsi cristiana, ma la Santa Sede ha potuto allacciare le relazioni diplomatiche solo 25 anni fa, quando l’Armenia era definitivamente uscita dal blocco sovietico. Sono “nozze d’argento”, che vanno celebrate. E lo fa il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, in una Messa durante la quale definisce le relazioni tra le due nazioni “un dono di Dio”.
In quattro passi, la Santa Sede ha esposto alle Nazioni Unite i punti necessari per raggiungere una soluzione pacifica al conflitto che da tempo ormai sta martoriando la Repubblica Centrafricana. È questo il tema del primo intervento alla settimana delle Nazioni Unite, quella della 72esima sessione generale cui partecipa l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, e cui una volta ogni due anni partecipa anche il Segretario di Stato vaticano.
Russia, Cina e Iran: tre Paesi che la diplomazia della Santa Sede osserva con attenzione. Se in Russia, dopo la visita del Cardinale Parolin, cominciano a vedersi segni di speranza per la restituzione degli edifici sequestrati dall’Unione Sovietica ai cattolici, la Cina continua a rappresentare per la Santa Sede un luogo dove nulla accade secondo una logica precisa, e dove a momenti di apertura si succedono momenti di improvvisa chiusura. Infine, l’Iran, dove è stato in visita l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, con il quale i rapporti sono buoni, sebbene le comunità locali vivano momenti difficili.
Una economia che includa anche gli ultimi e che sia orientata alla persona: è questa la ricetta della Santa Sede per uscire dalla crisi economica, rilanciata ancora una volta nel momento in cui l’United Nations Conference on Trade and Development lancia il suo rapporto annuale.
È la settimana che precede la 72esima sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite, in una settimana di settembre che segna l’inizio dei lavori e che in generale vede la presenza del Segretario di Stato vaticano. Ma la linea della Santa Sede, su molti temi: dal Forum di alto livello sulla Cultura della Pace, alla questione del trapianto di organi e dello sviluppo degli habitat urbani, fino alla “responsabilità di proteggere”.
Per dimostrare quanto è attento al tema delle migrazioni, Papa Francesco ha istituito all’interno del nuovo dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale una sezione migranti e rifugiati, sotto il suo diretto controllo, con una squadra di studio e azioni che gli permette di avere gli occhi aperti sul tema.
Quali sono stati i più grandi risultati della Santa Sede nella diplomazia multilaterale? Sono risultati spesso invisibili, si trovano nelle pieghe di difficili negoziazioni dei trattati, e alla persona comune sembra a volte non si sia ottenuto niente. Eppure, in un mondo difficile e in una “dittatura del relativismo” che cerca di cambiare l’antropologia stessa dell’uomo, questi risultati rappresentano una piccola goccia al servizio del bene comune, da non sottovalutare.
Da monsignor Alberto Giovannetti, primo Osservatore Permanente della Santa Sede a New York, molte cose sono cambiate. La Santa Sede ha rafforzato il suo impegno nel campo della diplomazia multilaterale. Ha partecipato ai dialoghi che hanno portato alla fondazione dell’OCSE. È stato membro fondatore dell’AIEA, l’Agenzia Internazionale di Energia Atomica. È recentemente diventata Stato membro dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM), una scelta profetica considerando l’attenzione che oggi viene data a questo fenomeno.
Quale è il ruolo della diplomazia del Papa in era moderna? Se, da sempre, la Santa Sede ha avuto una sua rete diplomatica, con cui intratteneva rapporti con gli Stati, è nell’epoca moderna che la Santa Sede arricchisce il suo lavoro con le cosiddette relazioni “multilaterali”, quelle che si fanno all’interno degli organismi internazionali.