Prima il gelo diplomatico, con la chiusura dell’ambasciata presso la Santa Sede e la scelta di un ambasciatore non residente. Poi, il ritorno dell’ambasciatore residente nel 2014, l’invito a visitare l’Irlanda, l’annuncio che la Giornata Mondiale delle Famiglie 2018 avrebbe avuto luogo proprio a Dublino.
In una situazione di calma diplomatica, una foto di Papa Francesco che benedice dei bambini in un incontro privato l’8 agosto prima dell’Udienza generale. si è prestata ad una strumentalizzazione da parte del fronte algerino sulla questione del Sahara. Tanto che la nunziatura della Santa Sede in Marocco ha dovuto chiarire con un comunicato.
Il viaggio in Irlanda, per annunciare il “Vangelo della famiglia”. Il problema del Nicaragua, che si può risolvere solo con un “serio dialogo nazionale”. E la questione cinese, tutta ancora aperta. Al termine della celebrazione per la consacrazione della Chiesa Madre di Cassino a Concattedrale della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità, si è soffermato brevemente con ACI Stampa su tre temi di interesse internazionale, parte del grande sforzo della diplomazia pontificia.
La Santa Sede sta con i vescovi del Nicaragua. La posizione è stata ribadita dal Cardinale Pietro Parolin in un colloquio con il vicepresidente USA Pence il 10 agosto. La stessa posizione era stata sottolineata dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher lo scorso 31 luglio, in un incontro del ministro degli Esteri nicaraguense Denis Moncada. Nel frattempo, alla convention annuale dei Cavalieri di Colombo, l’arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina Sviatoslav Shevchuk ha spiegato cosa succede nel Paese, quali sono le sfide del conflitto dimenticato, e cosa ha fatto la Chiesa.
Non ci sono stati questa interventi nel multilaterale da parte della Santa Sede. Ma l’impegno delle diplomazia pontificia va in generale molto oltre l’impegno nelle grandi organizzazioni internazionali. La più antica diplomazia del mondo lavora molto a livello bilaterale, attraverso i nunzi, ma prende posizioni diplomatiche anche attraverso i vescovi locali. Perché sono loro, prima di tutto, a conoscere la situazione sul campo, e a poterla gestire, al di là dell’impegno diplomatico.
Non si tratta solo della fotografia dello stato della diplomazia pontificia nel 1914, quando Pio X muore e viene eletto Benedetto XV. Il rapporto sull’attività svolta nel pontificato di Pio X, coordinato dall’allora monsignor Eugenio Pacelli e consegnato al nuovo Papa, racconta anche di un cambio di passo, dando tutti gli indizi di quello che sarà la diplomazia del Papa nel secolo successivo.
La libertà religiosa è la cartina di tornasole di tutti i diritti, e gli Stati la devono proteggere evitando la colonizzazione ideologica, sviluppando un concetto di cittadinanza inclusivo, non limitando il tema della libertà religiosa alla libertà di espressione o a quella di culto.
Due incontri in Segreteria di Stato, questa settimana, per parlare della prossima Giornata Mondiale della Gioventù e per discutere del processo di pace in Colombia. Non si ferma l’attività della diplomazia pontificia, che comunque subirà un rallentamento nel periodo di agosto. In questa settimana, anche un intervento alle Nazioni Unite di New York.
Stare sul posto, nonostante tutto. Mantenere relazioni aperte e di dialogo nonostante le difficoltà. E curare le persone, a partire dai fedeli. Questo è il lavoro della diplomazia pontificia. E così è stato delineato nel difficile scenario di Cuba, dai tempi della post-rivoluzione di Fidel Castro fino alla mediazione per il ripristino delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba.
La storia di Giona, identità comune per le tre religioni del libro. Una basilica capolavoro che era centro di una Patriarcato che si estendeva dall’Ungheria al Veneto. E l’impegno per la pace, che si fa con la cultura, ma anche con la diplomazia.
È terminato lunedì 9 luglio il viaggio dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher in Corea del Sud. Tra gli ultimi appuntamenti del “ministro degli Esteri” vaticano, uno con i parlamentari cattolici di Seoul. Nel frattempo, ha creato indignazione l’aggressione al Cardinale Brenes e al nunzio Sommertag in Nicaragua. Dopo l’evento di Bari, una prima ricaduta diplomatica: il Patriarcato di Mosca ha annunciato la collaborazione con la Chiesa cattolica per la ricostruzione di Chiese in Iraq.
Se il lavoro della Santa Sede nel concerto internazionale è universalmente riconosciuto, c’è stata anche una opposizione alla sua presenza come Stato sovrano nelle organizzazioni internazionali, sfociato a metà anni Novanta nella campagna “See change”. Ma oggi è ancora così? L’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, sostiene che no, non è più così, anche se una certa resistenza ideologica resta.
Non solo l’impegno nei negoziati. La Santa Sede partecipa ai lavori delle Nazioni Unite con un compito particolare di evangelizzazione, che in realtà permea tutta l’attività della diplomazia pontificia. Per la Santa Sede, la diplomazia è uno dei mezzi con cui diffondere e proteggere la fede. Ne parla l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di New York.
Perché le Nazioni Unite sono importanti per la Santa Sede? Perché c’è una missione e un Osservatore permanente negli organismi internazionali? Spesso, quando si parla di diplomazia pontificia, si cerca proprio di comprendere il motivo della presenza della Santa Sede nei grandi organismi multilaterali. E forse il modo più semplice di rispondere è quello dell’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU di New York: “Crediamo che tutte le nazioni debbano stare insieme per il bene di tutta la comunità internazionale”.
Il Cardinale Pietro Parolin, tornato dalla missione nei Balcani, ha incontrato il 3 luglio l’arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina Sviatoslav Shevchuk, che ha poi incontrato Papa Francesco. Il 2 luglio, è stato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro degli Esteri vaticano, ad incontrare il capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, prima di partire per la Corea. La diplomazia pontificia si snoda così questa settimana tra Balcani, Corea del Sud ed Ucraina.
Non ha potuto prendere parte al Concistoro, perché il suo viaggio in Montenegro e Serbia era già fissato da tempo. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è in questi giorni in Montenegro e Serbia, per una serie di incontri bilaterali che puntano a rafforzare il ruolo della Santa Sede nella Regione.
Per la sesta volta, il presidente boliviano Evo Morales incontra Papa Francesco. L’ex cocalero, in Vaticano in passato anche in occasione degli incontri dei Movimenti Popolari per il suo passato di sindacalista dei raccoglitori di coca, è stato da Papa Francesco dopo il Concistoro, dove ha accompagnato il neo-cardinale boliviano Toribio Porco.
La battaglia diplomatica della Santa Sede è fatta soprattutto di dettagli. L’obiettivo è quello di fare sì che, in ogni documento, non compaiano delle categorizzazioni che mettono parte l’essere umano e la sua dignità che viene dall’essere immagine di Dio. E tra queste categorie, quella di gender. I motivi li ha spiegati la Santa Sede in un intervento a Ginevra su un particolare documento, che potrebbe avere una ricaduta anche sull’Accordo Globale per rifugiati.
Il tema della libertà religiosa in Ucraina è stato oggetto di un incontro a porte chiuse organizzato dall’ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede, e nell’occasione l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha tenuto un intervento in cui ha sottolineato l’importanza del dialogo e della diplomazia pontificia nel portare luce su situazioni dimenticate, come è appunto il conflitto in Ucraina.
L’apertura di una nunziatura in Sud Sudan è stata annunciata con gioia dai vescovi del Paese, e rappresenta un passo avanti nei rapporti diplomatici con la Santa Sede che sono stati stabiliti a partire dal 2013. La notizia arriva al culmine di una settimana che è stata importante per la diplomazia vaticana soprattutto per gli incontri non annunciati nei bollettini ufficiali: quello di Papa Francesco con lo sceicco Abdullah Bin Zayed al Nahyan degli Emirati Arabi Uniti, e quello del Cardinale Pietro Parolin con il presidente del Senato del Kazakhstan Kassym-Jomart Takyev.