Il Cardinale Pietro Parolin sarà in visita virtuale a Ginevra il prossimo 15 aprile, partecipando all’Evento di Alto Livello presso le Nazioni Unite per presentare la Fratelli Tutti, L’evento vedrà anche la partecipazione del Cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e si inserisce nell’impegno della Santa Sede per il dialogo e la fratellanza umano, iscritto nel DNA della diplomazia pontificia.
Dalla via di uscita alla pandemia ai conflitti nel mondo, dalla persecuzione dei cristiani all’attenzione per gli ultimi e gli emarginati: cosa aspettarsi dall’Urbi et Orbi di Papa Francesco nel giorno di Pasqua? Anche se il messaggio a Roma e al mondo non verrà, per il secondo anno consecutivo, pronunciato dal balcone della Loggia delle Benedizioni, ma all’interno della Basilica Vaticana, in una atmosfera meno festosa e meno partecipata, le parole del Papa alla città di Roma e al mondo intero hanno sempre un certo impatto.
Le restrizioni imposte alle chiese per via della pandemia rispettano la libertà religiosa? Il tema è stato fortemente dibattuto, ha visto la presa di posizione di vescovi e quella della Santa Sede, con diversi interventi anche da parte del “ministro degli esteri” vaticano Paul Richard Gallagher – l’ultimo al webinar con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede dell'8 marzo. Per la prima volta, però, c’è una sentenza in Scozia che ribalta ogni tipo di restrizione, e costringe a riaprire le chiese. Sarà un precedente?
La crisi in Myanmar, le voci sulla Cina, la Siria, il mondo dopo il COVID: sono questi i temi più importanti affrontati dalla diplomazia pontificia durante quest’ultima settimana. Mentre in alcuni Paesi le misure di lockdown tornano ad inasprirsi, la Santa Sede continua il suo lavoro, mentre i fronti cui fare attenzione si moltiplicano.
Papa Francesco è stato in Iraq dal 5 all’8 marzo. La giornata del 6 marzo, in particolare, ha visto l’incontro con il Grande Ayatollah al Sistani a Najaf e poi la preghiera interreligiosa nella Piana di Ur, e verrà ricordato con una giornata nazionale dedicata alla Coesistenza, annunciata già durante il viaggio del Papa. Il 10 marzo, Barham Salih, presidente dell’Iraq, ha ringraziato Papa Francesco per la sua visita in un tweet.
Papa Francesco è in Iraq per un viaggio particolarmente difficile. Ma quale è lo stato delle relazioni diplomatiche tra Iraq e Santa Sede?
Dal 5 all’8 marzo, Papa Francesco andrà in Iraq. Cosa dirà nel suo discorso ai diplomatici? E perché questo viaggio è importante? Al di là di quello che si può prevedere sulla parte diplomatica del viaggio del Papa – il primo dopo la pandemia – la settimana passata è stata particolarmente ricca: l’arcivescovo Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, ha partecipato all’assemblea del Consiglio dei Diritti Umani e della Conferenza del Disarmo: le sue parole si sono concentrate soprattutto sulla necessità di garantire la libertà religiosa, anche in tempo di COVID. In Ghana, i vescovi si schierano contro l’agenda LGBT.
Dovrebbe essere l’arcivescovo Aldo Giordano il prossimo nunzio in Europa. L’agreament dell’Unione Europea è arrivato la scorsa settimana. L’arcivescovo Giordano prenderà il posto dell’arcivescovo Alain Lebeaupin, andato in pensione dopo 40 anni di servizio diplomatico.
Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, parteciperà ad un evento collegato alla 46esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra. E così farà anche l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati. Che indirizzerà anche un intervento alla Conferenza per il Disarmo, il primo di un “ministro degli Esteri” vaticano all’assise.
Quello appena passato è un anno che è stato caratterizzato dalla paura e dalla pandemia, sottolinea Papa Francesco. E mette in luce le quattro crisi presenti nel mondo di oggi: la crisi sanitaria, la crisi ambientale, la crisi economica e la crisi della politica, insieme alla crisi dei rapporti umani. E annuncia: voglio riprendere i viaggi apostolici, a cominciare da quello in Iraq. “Fraternità e speranza – dice poi il Papa - sono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno, al pari dei vaccini
È terminato il viaggio in Camerun del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. In una lectio magistralis all’Università Cattolica a Yaoundé, il cardinale ha delineato gli obiettivi e le modalità della diplomazia pontificia nel continente africano. Nel corso della settimana, il Papa ha nominato un nunzio in Benin, mentre la Santa Sede è intervenuta alle sessioni dell’UNCTAD e alle Nazioni Unite a New York per la prima giornata della Fraternità Universale.
Con una lunga intervista alla tv cattolica francese KTO, il Cardinale Pietro Parolin è tornato a parlare a largo raggio della diplomazia del Papa, ma anche della Curia e degli scandali che hanno toccato anche la Segreteria di Stato da lui guidata. L’intervista è andata in onda il 29 gennaio, mentre il Cardinale cominciava un importante viaggio in Camerun.
È rimbalzata dalla stampa camerunense la notizia che il Cardinale Parolin, segretario di Stato vaticano, sarà in Camerun dal 30 al 31 gennaio. L’occasione è ufficiale (la consegna del pallio all’arcivescovo Andrew Nkea Fuanya), ma ci sarà anche l’opportunità di una serie di incontri bilaterali. Il Camerun è scosso dalla cosiddetta “crisi anglofona”, e la Chiesa cattolica è stata una straordinaria forza di mediazione nel Paese.
Piccola riforma alla Pontificia Accademia Ecclesiastica: l’arcivescovo Joseph Marino, che guida la scuola per gli ambasciatori del Papa, ha annunciato l’introduzione di un corso sulla Salvaguardia dei minori e delle persone vulnerabili. È un’altra piccola riforma nella scuola degli ambasciatori del Papa.
Il discorso di Papa Francesco al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, che di solito dà inizio all’anno, è stato spostato al 25 gennaio: un modo per permettere agli ambasciatori non residenti di rispettare le restrizioni anti-COVID e avere la massima partecipazione possibile. Così, la prima attività di Papa Francesco all’inizio di quest’anno è stata la ricezione delle lettere credenziali da parte dell’ambasciatore di Uruguay presso la Santa Sede, il suo amico Guzman Carriquiry, che ha preso l’incarico dopo essere andato in pensione dal suo lavoro in Vaticano.
La pandemia ha in qualche modo rallentato l’attività, ed è stato un anno forse meno produttivo di altri anni. Ma la diplomazia pontificia è stata attiva e viva, è intervenuta nel multilaterale, ha viaggiato quando è stato possibile, ha continuato a portare avanti il suo impegno nei grandi temi.
Sono diversi gli anniversari di relazioni diplomatiche con la Santa Sede che non si sono potuti festeggiare a causa della pandemia del coronavirus, che ha cancellato eventi e reso difficile qualunque tipo di incontro. Una panoramica di questi anniversari, però, aiuta a comprendere come la Santa Sede sia ramificata e in che modo si siano sviluppate le sue relazioni diplomatiche in questi anni.
Di cosa parlerà Papa Francesco all’urbi et orbi di Natale? Come a Pasqua, Papa Francesco non si affaccerà dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, ma pronuncerà il suo tradizionale messaggio alla città e al mondo dall’altare della Cattedra, nella Basilica di San Pietro. Per rispettare le restrizioni per il coronavirus, non ci sono ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, come invece succede di solito. Ma i temi del messaggio saranno centrali.
Dal 5 all’8 marzo 2021, Covid permettendo, Papa Francesco sarà in Iraq per un viaggio a lungo sognato da San Giovanni Paolo II e programmato da più di un anno. Sarà il primo viaggio di Papa Francesco dall’inizio della crisi della pandemia, e ha già suscitato la reazione diplomatica del Primo Ministro del Kurdistan Barzani.
Quattro giorni in Armenia per il nunzio Bettencourt, per visitare le attività cristiane, parlare con il Catholicos della Chiesa Apostolica Armena, ma anche con il presidente e il ministro degli Esteri, e dare speranza ai profughi del Nagorno Karabakh. All’indomani del conflitto con l’Azerbaijan, concluso con un doloroso accordo che cede molti territori a Baku e mette a rischio lo storico patrimonio culturale cristiano nella regione che in armeno è chiamata Artsakh, l’arcivescovo José Bettencourt, nunzio in Georgia e Armenia, con sede a Tbilisi, ha portato il saluto e la solidarietà del Papa ad una popolazione ancora scioccata.