Una petizione nazionale contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili. La lancia il Comitato "Difendiamo i Nostri Figli," organizzatore del Family Day dello scorso 20 giugno, per contrastare i tentativi di calendarizzare in anticipo la discussione sul suo disegno di legge.
Dopo il successo della giornata del 20 giugno il comitato “Difendiamo i nostri figli” si struttura e diventa una realtà permanente per fare formazione sul piano culturale e battersi sul piano politico per riaffermare i diritti dei bambini.
“Vogliamo testimoniare la bellezza della famiglia”. È la voce di Vincenzo e Sara, salendo con i loro 11 figli sul palco allestito oggi a piazza San Giovanni, a Roma, per la manifestazione promossa dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”. “Tutti figli nostri, nati da un papà e una mamma”, precisano. Vincenzo e Sara raccontano i tentativi subiti a scuola di educare i loro figli all’affettività/sessualità.
Difendiamo i nostri figli! Si chiama così la manifestazione che il 20 giugno alle 15:30 in piazza San Giovanni a Roma vuole riaffermare il diritto di mamma e papà a educare i figli e fermare la “colonizzazione ideologica” della teoria Gender nelle scuole. Liberi cittadini che, dando voce a milioni di famiglie del nostro Paese, vogliono pubblicamente ribadire il diritto dei genitori di educare e istruire i figli, specialmente con riguardo alle tematiche della affettività e della sessualità.
Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Mons. Vincenzo Paglia, sostiene la manifestazione del prossimo 20 giugno promossa dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”. “Auguro alla vostra Manifestazione un pieno successo, con la certezza che porterà un contributo prezioso alla vita della Chiesa e di tutte le persone che hanno a cuore il bene dell’intera umanità”, si legge in un messaggio reso pubblico oggi.
Il prossimo 20 giugno a piazza San Giovanni a Roma, “mandateci le famiglie”. Non vogliono enumerare le sigle gli organizzatori della “mobilitazione nazionale” promossa dal comitato “Difendiamo i nostri figli”. Presentata ieri mattina, l’iniziativa non vuole essere un nuovo “Family day”, ma una “grande realtà di popolo”, per “fermare l’ideologia del gender”.