L’incontro di Papa Francesco con il rettore dell’università di Qom, in Iran; il messaggio inviato dal Papa al Grande Ayatollah al Sistani; la firma di un protocollo di intesa con il Consiglio Musulmano degli Anziani; sono tre eventi che mostrano lo sforzo della Santa Sede di proseguire in un dialogo con l’Islam, e rappresentano probabilmente il tema del futuro, se poi si considera che la Dichiarazione per la Fraternità Umana firmata da Papa Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar è diventata base dell’attività diplomatica, regalata dal Papa a tutti i capi di Stato o di governo che gli fanno visita.
C’erano 80 mila giovani musulmani, a Casablanca, quel 19 agosto 1985. Giovanni Paolo II era arrivato in Marocco, il primo Papa a mettere piede sul suolo marocchino, al termine di uno dei suoi viaggi monstre in Africa, cominciato in Togo, e proseguito in Costa d’Avorio, Camerun, Repubblica Centrafricana, Zaire e Kenya fino, appunto, al Marocco. E lì il programma aveva previsto proprio un incontro con i giovani musulmani, una prima volta assoluta per un Papa, che centrò il suo discorso sui valori comuni della comune fede in Dio.
Due ministri degli Esteri in Vaticano, varie iniziative delle ambasciate, un viaggio in Sud Sudan da programmare: la settimana diplomatica della Santa Sede è stata densa di avvenimenti.
Un incontro di Papa Francesco con l’imam dell’università Al Azhar? Tutto da vedere, ma di certo il Papa vorrebbe. Lo ha confermato durante il volo di ritorno dal Messico, in conferenza stampa. Proseguono, dunque, i contatti di Papa Francesco con il mondo islamico. Si lavora per una visita alla Moschea di Roma, si mantengono buoni rapporti con l’Iran sciita (di recente, il Cardinal Turkson è stato a Qom; e il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha patrocinato la pubblicazione del catechismo in farsi), e si cerca anche un incontro con quello che un giornalista in aereo ha chiamato “il Papa dei sunniti”, ovvero Ahmed Muhammad Ahmed al-Tayed, che è imam della moschea di al-Azhar dal 2010.