C’era anche il patriarca ortodosso Ilia, nel 1989, in piazza a sfilare contro il massacro di Tbilisi. E con lui c’erano anche giovani cattolici, e si disse anche una messa nella chiesa cattolica dei Santi Pietro e Paolo, l’unica che era rimasta in funzione durante il buio sovietico. Il massacro che unì la nazione unì anche le chiese, e non potrebbe essere stato altrimenti. Perché è la fede che tenuto in piedi il popolo georgiano, ed è su quella fede che si è costruita una nazione, la cui indipendenza è stata riconosciuta il 25 dicembre 1991.
L’inno nazionale della Georgia si chiama “Libertà”. Ma, per raggiungere la libertà, è forte il passaggio attraverso la Chiesa georgiana, la fede. Perché la Georgia, come viene rappresentata dall’inno, è una icona, e per un ortodosso l’icona è la materializzazione di Dio. Ed è così che si concretizza l’esistenza della patria.