La Santa Sede e Cuba hanno celebrato lo scorso 7 giugno 85 anni di relazioni diplomatiche ininterrotte. La Santa Sede non ha mai lasciato Cuba, nemmeno quando il regime si accaniva contro i cristiani, e questa presenza ha portato poi a una straordinaria presenza dei Papi en la isla (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, due volte Papa Francesco) e anche alla mediazione per il ripristino delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba.
Stare sul posto, nonostante tutto. Mantenere relazioni aperte e di dialogo nonostante le difficoltà. E curare le persone, a partire dai fedeli. Questo è il lavoro della diplomazia pontificia. E così è stato delineato nel difficile scenario di Cuba, dai tempi della post-rivoluzione di Fidel Castro fino alla mediazione per il ripristino delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba.
Una collaborazione tra la Pontificia Università Lateranense e l’Università dell’Avana: l’accordo arriverà, ha annunciato il vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Lateranense, lo scorso 24 gennaio, durante la presentazione di un libro sulle relazioni Cuba – Vaticano.
C’era una piccola insegna in ceramica sul campanello della porta, e la scritta: “Vado avanti come un asino”, in francese. Per il Cardinale Roger Etchegaray, che non aveva da vescovo voluto né motto né simbolo perché li considerava un “retaggio medievale”, era quella la frase che lo rappresentava meglio, tanto che fece da titolo ad un libro che è un po’ la cifra di tutto il suo pensiero.
Affida la popolazione di Cuba a “Nostra Signora della Carità del Cobre”, Papa Francesco, nel telegramma inviato a Raul Castro per la morte del fratello Raul.