Da poco più di 15 anni, i cristiani in Kosovo possono contare su un aiuto di eccezione: quello di Solidarité Kosovo, la Ong fondata nel 2004 da Arnaud Guillon, che allora aveva 19 anni, e che oggi, naturalizzato serbo, è stato nominato recentemente nominato dal governo Segretario di Stato per la diaspora.
In Nigeria una serie di rapimenti e atti di violenza ai danni dei cristiani manifesta un peggioramento della situazione già gravissima per la comunità religiosa. Il 15 gennaio scorso don John Gbakaan, sacerdote della Diocesi di Minna, è stato rapito e ucciso il giorno dopo.
È dal 2002 che la Corea del Nord mantiene il triste primato della nazione dove i cristiani sono più perseguitati. E sul podio, anche questa una costante abbastanza frequente, ci sono Afghanistan e Somalia, seguiti poi da Libia, Pakistan, Eritrea. Per comprendere, però, la gravità della situazione servono i numeri: 80 milioni di cristiani in più perseguitati rispetto al 2019, 4761 persone uccise a causa della loro fede in Cristo, 4488 le chiese distrutte.
Mercoledì scorso, 25 novembre, fasci di luce rossa hanno illuminato con il colore del sangue la chiesa di San Giovanni nella città di Neumarkt, nel Land tedesco del Palatinato Superiore, per ricordare le migliaia di cristiani che ancora oggi, in tutto il mondo, subiscono persecuzione, discriminazione e perfino il martirio.
Arzoo Raja, tredicenne cattolica di Karachi (Pakistan), è stata rapita il 13 ottobre scorso, costretta ad abbandonare la propria fede e a sposare il proprio rapitore quarantaquattrenne musulmano Ali Azhar, anch’egli residente a Karachi.
La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre ha pubblicato il rapporto “Life after ISIS: New challenges to Christianity in Iraq”. Lo studio esamina le minacce che incombono attualmente sui cristiani iracheni tornati nelle loro case della Piana di Ninive dopo la drammatica persecuzione del 2014, riconosciuta internazionalmente come genocidio.
Le condizioni di vita dei cristiani in tanti paesi del mondo, già difficili per via di povertà, discriminazioni o addirittura persecuzioni, sono peggiorate ulteriormente con la diffusione della pandemia del coronavirus e le conseguenti misure restrittive, della mobilità e del commercio, assunte a marzo.
Trucidati in attentati kamikaze, uccisi nel grembo della madre in attacchi anticristiani, obbligati a lasciare le proprie case e a vivere in campi profughi, resi schiavi e costretti ad assistere ai brutali assassini dei loro genitori. In alcuni Paesi al mondo essere dei bambini cristiani significa anche questo. Eppure sono proprio loro il futuro del Cristianesimo, soprattutto nelle aree in cui le comunità cristiane rischiano di scomparire.
"L’atto del nostro credere non prende principio da una nostra buona disposizione d’animo o da uno sforzo di volontà, ma anzitutto dal dono di grazia che ci fa il Signore chiamandoci all’incontro con Lui; quella stessa grazia che opera secondo i carismi e le vocazioni dentro il Corpo di Cristo che è la Chiesa, e in modo singolare con la forza che ricevono i martiri di confessare il Maestro e Signore sino all’effusione del sangue col dono della propria vita". Lo ha detto il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella omelia pronunciata nel corso della Messa celebrata nella chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari in occasione della memoria liturgica di San Biagio.
In occasione del dies orientalis, nell’ambito della Novena dell’Immacolata, ieri nella Basilica dei Santi XII Apostoli in Roma il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha presieduto la celebrazione eucaristica.
“Nella pagina del Vangelo di Giovanni, il Signore si identifica con il Buon e Bel Pastore, che chiama le pecore per nome e offre la propria vita per loro, perché ha ricevuto questo comando dal Padre suo. Una esistenza quella di Gesù, come testimonianza e rivelazione di una comunione eterna, con il Padre suo nello Spirito santo: la preghiera solitaria a notte inoltrata o alle prime luci dell’alba non sono state per il Signore una fuga nella solitudine, ma la necessità di immergersi in Colui da cui tutto aveva ricevuto e al quale tutto stava per riconsegnare sulla Croce. Le testimonianze sulla vita di san Carlo riportano di frequente il suo stare assorto nella contemplazione della Croce e nella celebrazione dei santi misteri: era il suo ritrovare se stesso e il senso della propria missione, non certo una fuga dal mondo e un distogliersi dalle incombenze quotidiane. Sia donata anche a ciascuno di noi la sete e il desiderio quotidiano dell’incontro col nostro Signore e Redentore nella vertigine del silenzio che lascia spazio alla sua voce che parla al nostro cuore”. Lo ha detto ieri il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, celebrando la Messa in occasione della festa di San Carlo Borromeo, compatrono della Parrocchia dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari, di cui il cardinale è titolare.
“E’ la prima volta che sono in una catacomba, è stupefacente”, così il Papa ha iniziato la sua riflessione nella messa per i defunti celebrata nella Basilica di San Silvestro delle Catacombe di Priscilla a Roma.
“Uno strumento prezioso che fotografa alcune situazioni e si affianca al lavoro capillare di solidarietà…non ha paura di esporre alcune situazioni problematiche passate per lo più sotto silenzio”.
Veniva da un incontro di legislatori cattolici il sottosegretariato di Stato sui cristiani perseguitati lanciato dall’Ungheria nel 2016. E un incontro di comunicatori cristiani sponsorizzati dal ministero degli Esteri ungherese, cui partecipava anche l’ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede Eduard Habsburg, è stato l’occasione per fare il bilancio del programma Hungary Helps, che tocca anche tanti temi di interesse della diplomazia pontificia.
Domani, domenica, 56ª Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni sul tema “Il coraggio di rischiare per la promessa di Dio”.
Sono stati diciotto i mesi di gestione diplomatica che hanno portato alla Giornata Mondiale della Gioventù di Panama che si sta celebrando in questi giorni. Diciotto mesi di contatti continui, tra l’entourage di Panama, quello dei Paesi limitrofi per gestire l’accesso dei giovani, e la Santa Sede, perché, per quanto si muova per un evento pastorale, Papa Francesco è anche la Santa Sede.
Oltre al rapporto biennale sulla libertà religiosa nel mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre, c’è un altro rapporto da guardare con attenzione: è il World Watch list di Open Doors, una missione senza denominazione religiosa che supporta i cristiani perseguitati nel mondo, è attiva in più di 70 nazioni ed è stata fondata nel 1955. Ogni anno, il World Watch List fa un punto sulla persecuzione dei cristiani nel mondo. L’ultimo rapporto è uscito il 16 gennaio.
“Desidero far giungere il mio saluto a tutti i cristiani del Pakistan, specialmente a quelli che vivono nelle situazioni più difficili”. Così il Papa, stamane, incontrando in udienza i Membri dell’Associazione “Missione Shahbaz Bhatti”, il ministro pakistano per le minoranze ucciso dai fondamentalisti islamici nel 2011.
Il prossimo 20 novembre Aiuto alla Chiesa che Soffre e il Patriarcato di Venezia illumineranno di rosso il Canal Grande di Venezia e numerosi altri luoghi simbolo della città. Una serata per ricordare i milioni di cristiani oggi perseguitati ed in particolar modo Asia Bibi, la cui innocenza oggi è stata finalmente riconosciuta dalla Corte Suprema del Pakistan.
Una mostra con materiali provenienti dall’Iraq colpito dall’ISIS: croci rimaneggiate, stole rovinate, quaderni di bambini che non andranno mai scuola. Una città che ora si fregia del titolo di “figlia di Ungheria”. E investimenti nella ricostruzione delle città, ma anche in borse di studio (20 quest’anno) a giovani studenti che vengono da zone martoriate e che poi possono tornare a casa, per riportare quelle zone alla prosperità: sono le iniziative dell’Ungheria, che ha fatto della difesa dei cristiani perseguitati la sua politica nazionale.