"Una via praticabile per evitare le tragedie e i pericoli legati al traffico di essere umani" questo per il Papa i corridoi umanitari avviati nel 2016 come risposta alla situazione sempre più drammatica nella rotta Mediterranea.
Verrà firmato al Viminale un nuovo protocollo per l’arrivo, in due anni, di 600 richiedenti asilo da Etiopia, Niger e Giordania. Si tratta di persone vulnerabili (famiglie con bambini, malati, donne a rischio di tratta), che vivono attualmente in campi profughi e altre sistemazioni precarie, appartenenti per lo più a nazionalità del Corno d’Africa, dell’Africa sub sahariana e anche della Siria.
“Restiamo umani”. E’ l’appello lanciato - durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani - da cattolici e protestanti italiani affinché si continui a vivere uno spirito di umanità e di solidarietà nei confronti dei migranti. Per i cristiani - scrivono la CEI, evangelici e valdesi italiani - “si tratta di un obbligo morale”.
Augusto D’Angelo, docente di storia del cristianesimo contemporaneo all’Università ‘Sapienza’ di Roma e volontario della Comunità di Sant’Egidio, a Macerata in un incontro organizzato dalla diocesi ha parlato del rapporto tra Chiesa e società civile e delle nuove povertà: “In tempi di crisi proliferano i nuovi poveri, sempre più famiglie del ceto medio ridotte sul lastrico dalla perdita e dalla precarietà del lavoro o della casa e dalla caduta del potere d’acquisto.
Caritas Italiana e Comunità di Sant’Egidio sono in questi giorni ad Addis Abeba, in Etiopia, per aprire il primo corridoio umanitario con l’Africa. Il protocollo di intesa è stato firmato a Roma il 12 gennaio 2017, ed è stato promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana – che agisce attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes – e dalla Comunità di Sant’Egidio.
È stato firmato oggi al Viminale il Protocollo di intesa per l’apertura di nuovi corridori umanitari che permetteranno l’arrivo in Italia, nei prossimi mesi, di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi, fuggiti dai loro Paesi per i conflitti in corso.
Ne aveva portati 12 con lui lo scorso 16 aprile, facendo della Santa Sede un “corridoio umanitario”. E sempre allo stesso modo ne sono arrivati altri 5 a metà giugno. Sono i rifugiati siriani che Papa Francesco ha voluto accogliere a Roma, con i quali oggi ha avuto un pranzo nella Domus Sanctae Marthae.
La Santa Sede come corridoio umanitario. Portando con sé in aereo dodici rifugiati siriani, Papa Francesco si è prestato al “ponte areo” messo in atto da anni per trasportare i rifugiati in maniera sicura dai Paesi di origine a Paesi in cui possano essere appunto definiti rifugiati. Si chiama “corridoio umanitario”, ed è un progetto fortemente sponsorizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, che infatti si farà inizialmente carico di queste 12 persone. Un progetto che da poco è diventato un “progetto pilota” del governo italiano, prendendo così un riconoscimento anche a livello internazionale.