È una situazione difficile, quella della Terrasanta, colpita dal COVID e messa in ginocchio anche dall’assenza di pellegrini internazionali. E i vescovi del Coordinamento Terrasanta, il gruppo di vescovi europei, nord-americani e sud-africani che dagli anni Novanta si reca periodicamente in Terrasanta, per visitare le comunità cristiane, lo sottolinea nel messaggio finale della riunione di quest’anno. Una riunione che, per la prima volta, si deve tenere da remoto e non sui luoghi di Gesù.
I giovani delusi dalla leadership politica, che vivono all’ombra di un conflitto, ma su cui riporre la speranza di un futuro migliore: è il cuore del messaggio finale dei membri del Coordinamento Terra Santa, il gruppo di vescovi europei, nord-americani e sud-africani che dagli anni Novanta si recano periodicamente in Terrasanta, per visitare le comunità.
Si conclude con un accenno al “giubileo” raccontato nel Libro del Levitico il comunicato del Coordinamento Terra Santa del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. Riuniti dal 14 al 19 gennaio, i vescovi europei hanno discusso di migranti, pace in Medio Oriente, dialogo ed ecumenismo. Fino poi a stilare il comunicato finale, tutto centrato sull’ “occupazione” israeliana dei territori, che quest'anno compie cinquanta anni.
“Non siete dimenticati”. I vescovi del Coordinamento Terrasanta si rivolgono ai cristiani che ancora calpestano la terra che calpestò Cristo. Tra mille difficoltà. Il loro messaggio giunge al termine di una intensa settimana che li ha portati per due Giorni a Gaza, ma anche in Siria e in Iraq a visitare i rifugiati, ma non nelle comunità dietro il muro di Cremisan, dove pure sarebbero voluti andare.