Una sentenza della Corte Europea di Giustizia ha stabilito che la conversione al cristianesimo può essere una base di partenza valida per la richiesta dell’asilo, a patto che si dimostri che si è cambiato religione per “convinzioni profonde”. È una sentenza importante, perché riconosce il fattore religioso come discriminante in alcune nazioni. Ed è importante specialmente oggi che le persecuzioni anti-religiose, e in particolare contro i cristiani, sono in crescita.
Questo “evento, che si situa alla vigilia della COP26, in programma il prossimo novembre a Glasgow, potrà offrire, grazie a una maggiore considerazione del principio fondamentale del multilateralismo, un valido contributo anche per la prossima Riunione delle Nazioni Unite. La Santa Sede è convinta che ogni iniziativa del Consiglio d’Europa non si debba limitare solo allo spazio geografico di questo Continente, ma, a partire dalla nostra cara Europa, possa raggiungere il mondo intero. In questo senso, si vede con interesse la decisione che il Consiglio d’Europa vorrà prendere per la creazione di un nuovo strumento giuridico atto a legare la cura dell’ambiente al rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo”. Lo ha affermato il Papa nel messaggio inviato ai partecipanti all’Evento di Alto Livello dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa Environment and human rights: Right to safe, healthy and sustainable environment.
Due discorsi, quattro incontri bilaterali: anche se non è stato fisicamente a Strasburgo, a causa delle restrizioni per il coronavirus, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha comunque potuto prendere parte agli eventi programmati per i cinquanta anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Consiglio d’Europa online. La modalità è stata quella che è già avvenuta per il suo viaggio a Bruxelles.
I cinquanta anni della Santa Sede al Consiglio d’Europa sono stati celebrati con tre giorni di dialogo all’Università di Strasburgo, durante i quali l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “Ministro degli Esteri” della Santa Sede, è intervenuto proponendo una visione di Europa cristiana, ancorata ai diritti umani, legata alle radici.
Ogni inizio dicembre, si tiene il Consiglio Ministeriale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), e l’intervento della Santa Sede è sempre tra quelli più attesi. Ma c’è stato anche Madrid il COP25, ovvero il 25esimo incontro tra le parti sul clima, un appuntamento cui la Santa Sede tiene molto, tanto che invia il Segretario di Stato vaticano a partecipare.
Oltre al rapporto biennale sulla libertà religiosa nel mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre, c’è un altro rapporto da guardare con attenzione: è il World Watch list di Open Doors, una missione senza denominazione religiosa che supporta i cristiani perseguitati nel mondo, è attiva in più di 70 nazioni ed è stata fondata nel 1955. Ogni anno, il World Watch List fa un punto sulla persecuzione dei cristiani nel mondo. L’ultimo rapporto è uscito il 16 gennaio.
Nel suo discorso di inizio anno al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Papa Francesco ha anche plaudito ad una iniziativa del Consiglio d’Europa sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale. Questa iniziativa – che ha luogo ogni anno – si chiama Exchanges, e la Santa Sede vi prende parte da sempre. Lo scorso anno, l’incontro si è tenuto a Sarajevo, mentre questo anno ha avuto luogo a Strasburgo, sede del Consiglio d’Europa, dal 9 al 10 novembre. Ma cosa ha detto la Santa Sede durante l’incontro?
Arriva il secondo no alla risoluzione sulla maternità surrogata al Consiglio d’Europa. Ma, insieme al no alla risoluzione, è arrivato anche un risicatissimo sì alle raccomandazioni, che in genere vengono pubblicate perché collegate alla risoluzione. E così, il Consiglio d’Europa si troverà – in una data tra il 10 e il 14 ottobre – si troverà a votare delle raccomandazioni “monche” della risoluzione, che è stata invece bocciata.
Il viaggio del Papa a Lesbo è sulla bocca di tutti. Ne parlano, in molti, nell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa che si tiene tra il 19 e il 23 aprile. Lo citano tra i corridoi di quella sorta di piccolo anfiteatro appena fuori Strasburgo, che un po’ ospita il Parlamento, un po’ proprio l’Assemblea Parlamentare del Consiglio. Ma se l’impatto emozionale della visita del Papa è stato forte, qui si fa soprattutto politica. Una politica che la Santa Sede osserva, con attenzione. Cercando di comprendere dove va il mondo, ed eventualmente correggerlo nel senso del bene comune.
Costruzione di comunità interreligiose, dialogo, educazione. La posizione della Santa Sede era già chiara due settimane fa. Quando, in un incontro organizzato dal Consiglio d’Europa, propose la sua analisi della situazione delle religioni sul suolo europeo. Spiegando con forza che è possibile essere “cittadini e credenti,” e non si deve scegliere tra “cittadini o credenti.”
Sarajevo al centro dell’incontro tra culture, con uno sguardo speciale alle religioni. Il viaggio di Papa Francesco il prossimo 6 giugno sarà nel segno della pace e del dialogo interreligioso. Due giorni dopo, l’8 di giugno, la Missione Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, sotto il patronato del Segretario Generale Thorbjørn Jagland organizzerà un dialogo di alto livello dal tema. “Costruire società inclusive insieme: contributi allo scambio di Sarajevo sulle dimensioni religiose del dialogo inteculturale.” Perché, dopo il viaggio del Papa, ci sarà un incontro di alto livello sul tema sempre a Sarajevo, l’8 e il 9 settembre.