Aiuti umanitari, educazione e salute: sono questi i tre obiettivi della campagna di Caritas Internationalis “Il domani è nelle nostre mani”, dedicata ai bambini siriani nel decimo anniversario dell’inizio del conflitto.
Nel mezzo delle notizie drammatiche provenienti dalla Siria, la chiusura dell’Oratorio Salesiano di Damasco è un segnale che testimonia la gravità della situazione: mai la struttura salesiana, dall’anno della fondazione, aveva chiuso i battenti. Nemmeno nei momenti più gravi del conflitto siriano.
Ancora una volta, la Santa Sede chiede dialogo in Medio Oriente, e in particolare una soluzione negoziata del conflitto israelo palestinese che porti alla soluzione di due Stati. Ma non è il solo scenario difficile su cui è focalizzato lo sguardo della diplomazia pontificia: più volte, Papa Francesco ha in questi ultimi giorni rinnovato l’appello per una soluzione pacifica nella Repubblica Democratica del Congo.
Si può quantificare l’impegno della Chiesa nel conflitto siriano? Non si può in termini di sostegno alla popolazione, ma si può quantificare quanto è stato investito in aiuti. E le cifre le ha date il “ministro degli esteri” vaticano Gallagher, parlando alla conferenza su “Sostenere il futuro della Siria e della Regione”.
È stato creato cardinale nell’ultimo concistoro, per rimanere da nunzio nella martoriata Siria. E Mario Zenari, nunzio nel Paese, ha continuato il lavoro sul territorio, cercando vie concrete per aiutare il Paese dove vive. Consapevole che “in Siria stanno morendo più persone per l’impossibilità di curarsi che sul campo di battaglia”, ha lanciato il progetto “Ospedali Aperti”, presentato oggi al Policlinico Gemelli. Il progetto è stato messo a punto dall’AVSI con la collaborazione della Fondazione Gemelli, è dato da una intuzione dello stesso Cardinal Zenari e di monsignor Mario Dal Toso, attualmente, segretario delegato del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale, che ha recentemente visitato Aleppo dopo la fine delle ostilità nella città. Il progetto punta a potenziare tre ospedali siriani (due a Damasco, uno ad Aleppo) per offire formazione ai medici, disponibilità di macchinari necessary, e garantire le cure ai più poveri, il Cardinale Zenari ha parlato del progetto in esclusiva con ACI Stampa.
I siriani “ne hanno avuto abbastanza”. È perentorio monsignor Simon Kassas. Libanese, primo segretario della Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York – è lui che legge gli interventi in arabo alla missione, monsignor Kassas è stato in Siria recentemente, muovendosi dal natio Libano dove era andato per trascorrere il Natale. E, al suo ritorno, ha portato foto e impressioni, condivise dalla Missione della Santa Sede all’ONU.
“Ad Aleppo la persecuzione nei confronti dei cristiani c’è ed è evidente”. Sono parole di Suor Maria Guadalupe de Rodrigo, missionaria argentina dell’Istituto del Verbo Incarnato (IVE), che questa mattina ha incontrato Alessandro Monteduro, Direttore di ACS-Italia, nella sede romana della Fondazione pontificia.
Sono tre i patriarchi che hanno lanciato il loro appello per la Siria lo scorso 23 agosto. Un appello ad eliminare le sanzioni economiche sulla Siria, per dare una speranza ad una popolazione ormai martoriata e distrutta. Quell’appello diventa di nuovo attuale in questi giorni, quando – nonostante la tregua – la situazione non sembra migliorare.
"Grazie di cuore. La ricostruzione di questa cattedrale è fondamentale affinché i cristiani restino ad Homs e le famiglie che negli ultimi anni hanno abbandonato la città vi facciano ritorno": così monsignor Jean Abdou Arbach, arcivescovo melchita di Homs, Hama e Yabrud, ringrazia Aiuto alla Chiesa che Soffre attualmente impegnata nel sostenere la ricostruzione della cattedrale melchita di Homs.
“E’ inaccettabile che tante persone inermi – anche tanti bambini – debbano pagare il prezzo del conflitto”. Al termine dell’Angelus domenicale, Papa Francesco fa l’ennesimo appello per la Siria. Lo fa in una settimana drammatica: nella sola battaglia di Aleppo, nell’ultima settimana, ci sono stati almeno 500 morti, secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani.
Durerà 12 mesi, e avrà il compito di creare una mobilitazione mondiale per richiedere la fine di una guerra che da cinque anni distrugge il Paese. Caritas Internationalis lancia una campagna per la Siria, nella nazione dove si è creata la più grande crisi di rifugiati degli ultimi anni.