Pare non ci sia stato grande consenso sinodale sulla questione della decentralizzazione di alcune competenze, incluse le competenze dottrinali, alle Conferenze Episcopali. E così, il tema è ritornato negli ultimi discorsi, riformulato nell’idea di una “sana decentralizzazione”, e con uno sguardo particolare alle Chiese Orientali cattoliche e al concetto di territorio.
La maggioranza dei membri del Consiglio del Sinodo non avevano indicato il tema della sinodalità come loro preferenza per questo cammino sinodale. C’erano altri due temi: uno che riguardava i migranti e i rifugiati e uno che riguardava la vita e il ministero dei sacerdoti. Papa Francesco, però, ha voluto che si riflettesse proprio sulla sinodalità, e non è che la sua decisione sia piaciuta subito. Lo ha rivelato il Cardinale Joseph Tobin, arcivescovo di Newark, nel briefing che conclude la seconda settimana del Sinodo.
La riforma del C9 in un Consiglio Sinodale. La richiesta di istituire un Consiglio di Patriarchi e arcivescovi maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche presso il Santo Padre. Le proposte di approfondire vari cammini, da quelli del diaconato femminile a quelli riguardanti l’identità di genere, e persino la poligamia in Africa (ma è un punto su cui c’è stata vasta contrarietà). E la consapevolezza che “la Parola di Dio viene prima della parola della Chiesa”. Si presenta in 42 pagine, 3 parti (Il volto della Chiesa sinodale”, “Tutti discepoli, tutti missionari”, “Tessere legami, costruire comunità”) e ogni paragrafo diviso in convergenze, questioni da affrontare e proposte il testo di sintesi del Sinodo sulla sinodalità, o per meglio dire su comunione, missione e partecipazione.