Con poche righe ci avviamo alla conclusione della presentazione della struttura economica finanziaria dalla struttura della Santa Sede.
Dal primo settembre, ci sarà una politica unitaria degli investimenti per la Santa Sede, che sarà messa in pratica da un comitato per gli investimenti il cui presidente, si sa dal 7 giugno, è il Cardinale Kevin J. Farrell, e regolato da una serie di linee guida abbastanza rigide, che sembrano restringere la scelta ai pochissimi enti (se non unici) che investono in quella che viene chiamata “la finanza cattolica”. Un martedì di luglio, senza conferenza stampa, senza dichiarazioni, prosegue la riforma delle finanze del Papa, che in realttà sembra ancora essere tutta da decifrare.
Si attendevano nomine in Curia, ma il primo risultato concreto della riforma voluta da Papa Francesco è lo stabilimento di un comitato di investimenti, presieduto dal Cardinale Kevin J. Farrell, prefetto del Dicastero Laici, Famiglia e Vita. E la notizia, arrivata con una informazione scarna nel bollettino, arriva nello stesso giorno in cui si pubblica il rapporto 2021 dell’Istituto delle Opere di Religione, come ormai di consueto senza una conferenza stampa e senza alcuna presentazione. Ironico, se si pensa che lo IOR aveva un comitato investimenti, all’interno del fondo Ad Maiora, un fondo di fondi finito poi inaspettatamente sotto la lente di ingrandimento dei giudici vaticani, e che pure aveva garantito l’ultimo utile dello IOR degno di nota: gli 86,6 milioni dell’anno 2012.