A fine marzo, secondo il canale televisivo Myawaddy, che appartiene all’esercito ed ha diramato la notizia nelle scorse settimane, 19 oppositori della giunta militare sono stati condannati a morte per l’uccisione di un soldato durante scontri fra la popolazione e le forze di sicurezza. Molte fonti affermano che sono state uccise 710 persone di cui 50 bambini, mentre i prigionieri sono saliti ad oltre 3000.
Il Cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangoon, lo ha detto a chiare lettere: “Quanti non combattono il male, diventano essi stessi il male”. I vescovi cattolici hanno ribadito: “Pace e riconciliazione si raggiungono attraverso il dialogo”. In occasione della Quaresima, la Chiesa in Myanmar fa sentire la sua voce dopo il colpo di Stato militare che ha portato in carcere i membri del governo eletto e dato il potere tutto in mano ai militari, che hanno fatto sapere che ritorneranno alla democrazia con libere elezioni, ma che ora dovevano intervenire per superare le irregolarità dei brogli.