E’ tornato finalmente a casa, accolto con la gioia festante degli sbandieratori, con la fierezza di tutto un popolo e con gli onori riservati a un “figlio illustre” finalmente riapprodato nel suo luogo di origine dopo un periodo trascorso fuorisede. Parliamo del “Codex Purpureus Rossanensis”, il prezioso manoscritto del VI secolo d.C., che la comunità ecclesiale e l’intera città di Rossano ha omaggiato ai primi di luglio in occasione del ritorno nei nuovi spazi all’interno del Museo Diocesano di Arte Sacra della città calabrese. Quattro gli anni trascorsi a Roma, dal giugno 2012 a oggi, presso l’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario del Ministero dei Beni Culturali, con una eccezionale breve salita al Quirinale nel novembre 2013 per essere mostrato dal Presidente Napolitano a Papa Francesco in occasione della sua visita al Colle. Al Codex, “Memoria Mundi”, che dal 2015 è riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, l’arcidiocesi di Rossano-Cariati ha dedicato un intero week-end di festa, iniziato sabato 2 luglio con lo spettacolo “Le parole ritrovate”, curato da Umberto Broccoli e Patrizia Cavalieri, e culminato domenica 3 con l’inaugurazione del Museo e l’esposizione del Codice e con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Giuseppe Satriano. Due giorni in cui il prezioso Evangeliario di origine bizantina ha inorgoglito tutta l’arcidiocesi e il suo territorio, da Rossano stessa a Corigliano Calabro, da Paludi a Longobucco, e che potrà auspicabilmente ricevere nuovi flussi di visitatori alla scoperta di una terra ricca di storia e di testimonianze di arte e di fede.