A Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana, c’era stato anche il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. E sia a Roma che a Milano, presso l’Università Cattolica, per la prima volta aveva parlato il vescovo di Shanghai Shen Bin, installato con un abuso del governo cinese poi sanato da Papa Francesco, che non ha mancato di portare il punto di vista del governo cinese. C’era, in fondo, bisogno di un altro punto di vista, e questo è stato fornito lo scorso 29 giugno, quando a Macao si è tenuto un simposio internazionale sulla storia e il significato del Concilio di Shanghai.
Una visita in Guandong, per proseguire il ruolo di ponte con la Chiesa della Cina continentale. Il Cardinale Chow, vescovo di Hong Kong, è stato nelle diocesi di Guangzhou, Shanthou e Shenzhen dal 22 al 26 aprile, in un viaggio che per scopi e intenti ricalca quello effettuato a Pechino circa un anno fa, che tra l’altro ha avuto una visita di restituzione del vescovo di Pechino Li Shan a novembre 2023.
Con tre ordinazioni in pochi giorni (più una nuova diocesi, la prima creata nella Repubblica Popolare addirittura dai tempi pre-Mao) si è registrata una robusta accelerata nelle relazioni sino-vaticane e nell’applicazione dell’accordo. Fino a quest’anno, in sei anni erano stati ordinati sei nuovi vescovi, e c’erano state anche divergenze come nel caso in cui Pechino ha unilateralmente ordinato un vescovo ausiliare di una diocesi non riconosciuta dal Vaticano e trasferito a Shanghai Shen Bin. Ora, tutto questo sembra alle spalle, specialmente per una volontà vaticana di concedere alla Cina alcune vittorie su questioni considerate marginali, senza “impuntarsi” sulla distribuzione geografica di una diocesi. La situazione in Cina, però, non è generalmente migliorata per i cattolici. Anzi.
Dopo la visita del vescovo di Hong Kong Stephan Chow a Pechino lo scorso aprile, da oggi è l’arcivescovo di Pechino Giuseppe Li Shan a restituire la visita, in quello che si dimostra essere un ponte molto ben delineato tra la diocesi di Hong Kong e Pechino, tra la parte della Chiesa cinese storicamente più indipendente e la Chiesa più legata al governo. L’arcivescovo Giuseppe Li Shan di Pechino sarà ad Hong Kong cinque giorni, per un viaggio che sembra l’ennesimo ponte gettato alla Cina dalla Santa Sede, durante il quale vedrà, secondo l’annuncio, “il Cardinale Chow e diversi officiali della Chiesa di Hong Kong”.
Ci era voluto l’intervento di Papa Francesco per sanare l’irregolarità della nomina del vescovo Giuseppe Shen Bin alla diocesi di Shanghai. Le autorità cinesi, infatti, lo avevano “trasferito” alla diocesi da tempo vacante - e con un vescovo, Taddeo Ma Daqin, agli arresti domiciliari dal 2012 – senza consultare la Santa Sede, e dunque rompendo l’accordo sulla nomina dei vescovi. Secondo i cinesi, si trattava di un trasferimento, perché Shen Bin era già vescovo. Ma non esistono trasferimenti nella Chiesa, solo nomine papali. Così, Papa Francesco era intervenuto per sanare l’irregolarità.
Nel 1703, cioè esattamente 320 anni fa, Carlo Tommaso Maillard de Tournon arrivava in India dopo un viaggio di due anni che lo avrebbe portato in Cina come primo legato pontificio nel Paese, inviato direttamente da Papa Clemente XI. E, prima di ripartire, si occupò anche della vicenda dei riti malabaresi. Un po’ quello che succede oggi, con il Papa che manda un arcivescovo greco cattolico come commissario in India, in quello che è una delle molte similitudini con i tempi attuali che si trovano nella storia di Maillard de Tournon.
Nonostante siano tempi difficili per la Chiesa in Cina, e in particolare per quella di Hong Kong che ha visto anche condannare ad una pena pecuniaria il Cardinale Joseph Zen, c’è anche un segno di speranza: per la prima volta, gli Oblati di Maria accolgono un sacerdote missionario proveniente da Hong Kong.
Lo scorso 18 aprile, la polizia di Hong Kong ha arrestato l’81enne Martin Lee, insieme ad altri 14 protestanti a favore della democrazia. Lee ha dimostrato per circa 40 anni per ottenere il suffragio universale ad Hong Kong, ma questo è il suo primo arresto. Ed è certamente un segnale del controllo che la Cina vuole esercitare sull’isola controllata dagli inglesi fino a metà degli Anni Novanta.
La morte all’età di 90 anni del vescovo Vincenzo Zhu Weinfang priva la Chiesa cinese di una delle voci più forti che hanno contrastato l’abbattimento delle croci nello Zhejiang.