Venticinque anni fa, per il 375esimo anniversario dell’Unione di Uzghorod, Giovanni Paolo II inviò persino una lettera apostolica, a testimonianza dell’importanza dell’evento. E lì spiegò che quella “unione” era la diretta conseguenza del Concilio di Firenze, e che andava messa in collegamento con le altre unioni di tradizioni bizantine a Roma, come l’Unione di Brest, con cui la Chiesa Greco Cattolica Ucraina divenne una cosa sola con Roma. Da quella unione nacque la Chiesa Greco Cattolica Rutena, la cui storia si è intrecciata per secoli con la Chiesa Greco Cattolica Slovacca. Papa Francesco si incrocerà con questa storia durante il suo viaggio in Slovacchia, nel suo passaggio a Kosice e Presov. E di certo ci saranno celebrazioni per questo anniversario.
Se Pio XI proclamò nel 1927 la Madonna dei Sette Dolori patrona della Slovacchia, lo si deve a un santuario mariano in quella che è la più giovane città di Slovacchia, Sastin, dove c’è una immagine della Vergine che ha attirato pellegrini illustri, come Madre Teresa di Calcutta, santi come Giovanni Paolo II e che ospiterà nel prossimo settembre anche Papa Francesco. Un segno, quello della Vergine, che ha un peso particolare nella storia slovacca, tanto che anche durante il comunismo, quando i pellegrinaggi erano scoraggiati con ogni mezzo, gli slovacchi arrivavano al santuario immancabilmente per il 15 settembre, festa della Madonna Addolorata, per rendere omaggio alla loro patrona.
Niente sarebbe stato più come prima, dopo quella rivolta di Budapest del 1956. Non sarebbe stato lo stesso per il Cardinale Jozef Mindszenty, tornato in libertà e costretto poi a rifugiarsi all’ambasciata degli Stati Uniti a Budapest per non essere stato di nuovo arrestato. Non sarebbe stato lo stesso per l’Ungheria, che sarebbe tornata sotto dominio sovietico e vi sarebbe rimasta fino a l989. Non sarebbe stato lo stesso per quanti avevano sperato che qualcosa si potesse muovere dopo la Cortina di Ferro.
Era arrivato nella lussuosa clinica di Praga del ministro degli Interni già in agonia, tumefatto, torturato, in fin di vita. E non è sopravvissuto a lungo dopo l’operazione. Ma padre Josef Toufar non ha mai rinnegato la sua fede, né ha mai voluto ammettere che no, il miracolo della croce che si era mossa sull’altare dietro di lui era stata in realtà una messinscena. Il 25 febbraio 1950, morì. Ma la sua storia venne scoperta solo anni dopo.