La guerra in Ucraina ha avuto un impatto anche sui cattolici che vivono in Russia, una piccola minoranza nel Paese. I quali però hanno risposto alle difficoltà causate dalla situazione con voglia di costruire, di ripartire, con nuovo slancio. Con spirito cristiano si potrebbe dire. E l’arcivescovo Paolo Pezzi, che guida l’arcidiocesi della Gran Madre di Dio che copre i territori di Mosca e San Pietroburgo non ha dubbi nell’indicare nel senso del perdono il più grande contributo che la Chiesa cattolica in Russia può dare all’Europa oggi.
La devozione e la fede delle babushke russe, le nonne, le anziane con i loro fazzolettoni annodati sotto il mento: forse non se lo sarebbe aspettato, il sacerdote proveniente dall’Italia
Da una parte, la restituzione ai cattolici di una chiesa dopo 25 anni di richieste ufficiali. Dall’altra, la preoccupazione dei cattolici per una legge sulla libertà di coscienza che andrebbe fortemente a minare la libertà religiosa: è questa la situazione attuale in Russia.
Il prossimo 18 dicembre sarà il centesimo anniversario della legalizzazione dell’aborto in Russia, e il mondo cattolico si sta già mobilitando per promuovere la cultura della vita, con una serie di articoli su RusCatholic, un portale gestito da religiosi. E la loro ricerca li ha portati indietro nel tempo, fino a Sisto V, il Papa che condannò, nella bolla Effraenatam, l’aborto come un omicidio. Era il 1588.
Pio XI l’ Unione sovietica la conosceva bene. Era stato lui ad essere inviato da Papa Benedetto XV a tentare un primo rapporto diretto con il governo di Mosca a giugno del 1918 per “regolare al meglio la posizione della Chiesa cattolica in Russia,nel timore che nuovi mutamenti politici creassero situazioni di fatto sfavorevoli”.