La speranza è che i talebani, alla fine, cercando l’aiuto delle Ong, permettano anche alle Ong cattoliche di continuare a lavorare sul territorio. Ma è una speranza, flebile, che si attacca alle dichiarazioni aperturiste fatte nei giorni prima della conquista, e che non è detto venga mantenuta. Fatto sta che i cristiani in Afghanistan si trincerano in un prudente silenzio. Chiedono i pregare. Alcuni articoli che parlavano di loro sono persino stati rimossi dai siti internet per evitare di metterne a rischio la sicurezza.
Una delle nazioni più difficili per la Chiesa Cattolica è l’Afghanistan. Kabul è tra il pugno e mezzo di nazioni che non ha relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Non solo: nessun cittadino afghano è considerato appartenente al cristianesimo, e ogni conversione dall’Islam è oggetto di pressioni varie che possono portare fino alla morte. Per questo, la cappella cattolica nell’ambasciata italiana a Kabul era un punto di riferimento prezioso per pochi cristiani della nazione. Quella cappella è stata chiusa la scorsa settimana, perché lo stesso compound dell’ambasciata è stato chiuso per affrontare l’emergenza coronavirus.