Le catacombe come meta di pellegrinaggio nell’Anno del Giubileo, il cui tema, “Pellegrini di speranza”, trova una “suggestiva collocazione nei percorsi catacombali”. Papa Francesco incontra i membri della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, riuniti nella loro sessione plenaria, ne apprezza l’impegno, e si concentra in particolare sui percorsi delle catacombe e su come questi possano essere fruttuosi nel prossimo Giubileo.
Questo pomeriggio il Sinodo si è preso una pausa e ha chiesto a tutti i membri di andare in pellegrinaggio. Un modo di fermarsi, riflettere, fare discernimento e portare avanti il percorso, una pausa lunga, di più dello “slot” di discernimento che c’è dopo ogni tre interventi. Il percorso si è snodato in due tappe: la Basilica di San Sebastiano e le Catacombe, riprendendo una tradizione che fu lanciata nientemeno che da San Filippo Neri.
Quel lunghissimo giorno, seguito da un'altrettanto lunghissima notte, sembrava non avere mai fine, dava un senso di irrealta', perché l'impossibile stava accadendo, sotto gli occhi di tutti. Per tutti quelli nati dopo il 1961 il muro di Berlino era una realtà concreta, inamovibile, assurda -un muro che divideva una città nel cuore dell'Europa - ma presente.
L’ultima tappa delle stazioni “pasquali” è la domenica “ in albis”, l’ultimo giorno della ottava di Pasqua.
Il Giubileo è alle porte e Roma sarà certamente meta di molti pellegrini. Del resto i giubilei sono nati anche per “gestire” il flusso dei tanti pellegrinaggi che in tutto in mondo antico si facevano soprattutto a Roma e in Terra Santa. Pellegrinaggi ai luoghi, ad limina, cioè verso i luoghi dove i santi e i martiri erano stati sepolti. Eppure la parola “pellegrino” che per noi oggi ha un significato chiaro, nei tempi antichi significava semplicemente “straniero”. E lo dimostra chiaramente l’ archeologia.