C’era anche il Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, all’inaugurazione della chiesa siro-ortodossa di Sant’Efrem a Istanbul. L’evento non è di poco conto, perché si tratta della prima nuova chiesa cristiana stabilita in Turchia dalla fondazione della repubblica nel 1923.
E' quanto esposto nella dichiarazione congiunta pubblicata oggi della Commissione bilaterale del Gran Rabbinato di Israele e della Commissione per i Rapporti religiosi con l'ebraismo della Santa Sede.
Si era pensato persino ad un viaggio del Papa in Serbia, che sarebbe stato anche un primo passo verso Mosca, con cui Belgrado ha da sempre ottimi rapporti. E ora c’è la possibilità che un incontro tra Papa Francesco e il Patriarca della Chiesa Ortodossa Serba Porfirije possa invece avere luogo a Koper (Capodistria) dove il 18 e 19 giugno si terrà il Forum per il Dialogo e la Pace nei Balcani. Di certo, a Koper ci dovrebbe essere Porfirije, e potrebbe esserci il Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Che, intanto, lo scorso 26 aprile ha ricevuto in dicastero il vescovo Andrej (Ćilerdžić) della Chiesa Ortodossa Serba.
La guerra in Ucraina, le Chiese cristiane in Africa e un incontro del Papa con il Patriarca Russo, di questo e altro EWTN ha parlato con il cardinale Kurt Koch in occasione della Settimana di preghiera per l' unità dei cristiani.
Il primo appuntamento è stato il 2 novembre, ed è stato un simposio ecumenico internazionale sulla sinodalità nella Chiesa Ortodossa intitolato “Listening to the East”, in ascolto dell’Est. Ma ci sarà un secondo convegno dedicato alla tradizione siriaca e un terzo dedicato alle tradizioni ortodosse orientali.
In missione per il conto del Papa. Il Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, è stato lo scorso 28 ottobre a Belgrado, dove ha fatto visita al Patriarca ortodosso di Serbia Porfirije. Lo ha comunicato il Patriarcato di Belgrado, che non indica se sia stata discussa anche la possibilità di una visita del Papa in Serbia, visita tra l’altro che si dice sia in preparazione da molti anni.
Gli allievi di Ratzinger, riuniti nello Schuelerkreis, e gli studiosi giovani di Ratzinger, che formano il nuovo Schuelerkreis, si sono riuniti ancora una volta a Roma. Tre giorni di discussioni, dal 22 al 25 settembre, con un simposio pubblico il 24 settembre per discutere in pubblico, a partire dalla teologia di Benedetto XVI, di un tema specifico. E quest’anno il tema era di straordinaria attualità: “Io ho infatti ho ricevuto quello che a mia volta vi ho trasmesso (1 Cor 11,23). Verità vincolanti e sviluppo della dottrina della Chiesa”.
Le Chiese cristiane non possono più presentare l’immagine di un cristianesimo litigioso, altrimenti saranno cancellate. Piuttosto, sono chiamate ad operare una vera riconciliazione, e così potranno dare il loro vero contributo all’Europa. È questo il senso dell’articolata relazione tenuta dal Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, su “Sfide ecumeniche in Europa. A un quarto di secolo dalla Seconda Assemblea Ecumenica Europea”.
La vita di Nicola da Flüe non pone solo la questione della santità, ma soprattutto quella “se vogliamo diventare sempre più santi”. Lo ha detto il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ricordando lo scorso 15 maggio a Sachsen il 75esimo anniversario della canonizzazione del santo eremita, patrono della svizzera. Il quale, ha detto il cardinale, fu soprattutto “un pacificatore”.
Una cena per parlarsi, per rafforzare la spinta verso l’unità, per continuare un dialogo continuo. Il 7 ottobre, nell’ambito della sua visita a Roma per partecipare all’incontro di Sant’Egidio e anche per incontrare Papa Francesco, il Catholicos armeno Karekin II ha avuto una cena con il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, insieme ad altri dignitari della Chiesa apostolica armena.
Non era la prima volta che alcune dichiarazioni di Papa Francesco avessero causato delle reazioni nel mondo ebraico. Il tema è sempre quello: la presentazione dell’Ebraismo come una religione solo della legge, nemmeno misericordiosa, cui si contrappone il cristianesimo, che si risalterebbe da alcune parole di Papa Francesco. Il caso si è ripetuto a seguito dell’Angelus dell’11 agosto, e ha creato un botta e risposta tra due rabbini e il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, dicastero che include in sé anche la Commissione per le Relazioni Religiose con gli Ebrei.
C’è un filo rosso che unisce la riflessione sulla questione di Dio alla redenzione. Perché si crede in Dio, e soprattutto nel Dio cristiano, soltanto se si crede di essere redenti, ovvero di essere profondamente amati da Gesù Cristo. È il centro della teologia di Benedetto XVI, ed è la riflessione alla base del III Simposio internazionale del Ratzinger Schuelerkreis.
Dalla piana di Ninive a Baghdad. Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, è stato in Iraq per rappresentare Papa Francesco all’intronizzazione del nuovo catholicos della Chiesa Assira di Oriente. Il viaggio è stata anche una occasione per stringere nuovi legami ecumenici, incontrare i membri del Consiglio Ecumenico delle Chiese e fare delle visite istituzionali.
Sarà una riflessione sulla redenzione dell’uomo, quella che porteranno avanti gli allievi di Benedetto XVI nella loro consueta riunione annuale. Per il terzo anno consecutivo, la riunione dello Schuelerkreis – così si chiama il circolo di ex allievi che si è riunito intorno al professor Ratzinger – si terrà nella nuova formula: due giorni a porte chiuse, un simposio pubblico aperto dal Cardinale Kurt Koch, cui Benedetto XVI ha affidato la cura dello Schuelerkreis, e che vedrà anche una conferenza dell’arcivescovo Georg Gaenswein, segretario particolare di Benedetto XVI.
Non si sa se Papa Francesco avrà il tempo di visitare anche l’abbazia di Pannonhalma, durante il suo prossimo viaggio in Ungheria. Probabilmente no, perché il Papa starà poche ore in Ungheria, e a Budapest per il Congresso Eucaristico. Di certo, però, la presenza del Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha rappresentato un bel ritorno all’attività per l’abbazia benedettina, che quest’anno compie 1025 anni.
La data limite è quella del 2025. È l’anno in cui si celebra il 1700esimo anniversario dal Concilio di Nicea, il primo concilio ecumenico cristiano, e sono previste grandi iniziative. Ma è anche l’anno in cui la data della Pasqua dei cristiani di rito latino coincide con la Pasqua dei cristiani di rito orientale, ortodossi o cattolici: sarà il 20 aprile. La Pasqua, infatti, viene celebrata in date diverse, a seconda se viene seguito il calendario gregoriano (come fa la Chiesa di rito latino) o il calendario di rito giuliano (come fanno le Chiese di rito orientale). Da tempo, nell’ambito ecumenico, si parla di una unificazione delle date, per celebrare tutti insieme e dare un segno di unità. Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, è aperto all’idea. Anche se, ammette, c’è ancora del lavoro da fare.
I martiri del genocidio armeno “ci hanno ricordato che il martirio non è un fenomeno marginale nel cristianesimo, ma è il fulcro stesso della Chiesa”. Perché “il martirio è una caratteristica essenziale del cristianesimo, motivo per cui non può esserci cristianesimo esente dal martirio”. Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, non ha paura di utilizzare il termine “genocidio” per riferirsi al massacro degli armeni nel 1915, e non ha paura di collegare questo termine a quella che è “la prima nazione cristiana”. E lo dice senza mezze misure, durante la preghiera per i Martiri del Genocidio Armeno organizzata dal Pontificio Consiglio da lui guidato insieme alla Rappresentanza della Chiesa Apostolica Armena presso la Santa Sede.
È “un incrocio di storie, di sofferenze, di santità e di sapienza” quello che va da Benedetto XV, il Papa che denunciò la “inutile strage” e fu uno dei primi soccorritori delle vittime del genocidio armeno, a Papa Francesco, il Papa della “Guerra mondiale a pezzi”, che ha proclamato San Gregorio di Narek dottore della Chiesa. E lo dipana il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, in una celebrazione nella Basilica Vaticana per celebrare la memoria di San Gregorio di Narek, iscritta quest’anno da Papa Francesco nel Calendario Romano.
Il problema, tra cattolici e protestanti, resta sempre quello: l’intercomunione. Da una parte la spinta protestante di avere una comunanza tra l’Eucarestia e la Cena del Signore, che si era concretizzata anche in una richiesta specifica dei Valdesi a Papa Francesco durante il viaggio a Torino, ma che era stata presente anche nell’incontro di Papa Francesco con la comunità luterana di Roma. Dall’altro, un fatto incontrovertibile: ce l’Eucarestia per la Chiesa Cattolica non è solo un simbolo, ma un qualcosa di vivo, e non può così essere gestito come una sorta di dono ecumenico. Così, alla proposta di un gruppo ecumenico di teologi in Germania di stabilire una sorta di condivisione della Cena del Signore, è seguito un brusco batti e ribatti che ha visto coinvolta anche la Congregazione della Dottrina della Fede, e che si è risolta una lettera aperta inviata al professore che ha guidato questa proposta del Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Il Papa, a causa della sciatalgia, non presiede i Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione della 54.ma Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Al suo posto, per la celebrazione c'è il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.