Si chiedono preghiere per la liberazione sicura di padre Marcellinus Obioma Okide, che sarebbe stato rapito dalla diocesi nigeriana di Enugu il 17 settembre.
Forse ci sarà anche lui, nell’incontro con i giovani che il Papa terrà questo pomeriggio alla Laszlo Papp Arena di Budapest. Di certo, il viaggio del vescovo Oliver Doeme in Ungheria era stato pianificato in anticipo, e la presenza del Papa è solo una fortunata circostanza. C’è la speranza che lui possa però portare al Papa la storia della visione che ebbe nel 2014, e che è stata cruciale secondo lui. Perché da due anni, la furia islamista non si è abbattuta con forza sulla diocesi di Maiduguri, dopo che in dieci anni gli attacchi continui alle chiese, i rapimenti, le sparatorie avevano portato allo sfollamento di 100 mila cattolici e alla uccisione di almeno un migliaio di loro.
Il Papa ha ricevuto stamane nel Palazzo Apostolico in forma privata i familiari di Asia Bibi, la donna pakistana cattolica, condannata a morte nel 2010 da un tribunale del Pakistan per blasfemia. Insieme a loro Francesco ha incontrato anche Rebecca, una ragazza nigeriana vittima di Boko Haram.
La situazione dei cristiani in Nigeria si fa sempre più grave a dimostrazione che bel mondo la cristianofobia è diffusa su vari continenti. La violenza di Boko Haram ha fatto 11500 vittime cristiane e ha creato un milione e trecento mila sfollati. 13 mila le chiese distrutte o abbandonate tra il 2016 e il 2014 nel Nord della Nigeria.
Negli ultimi sei anni la setta islamista Boko Haram ha mietuto decine di migliaia di vittime e costretto oltre due milioni e 100mila persone, di cui un milione e 400mila bambini, ad abbandonare le proprie case. Le violenze hanno gravemente colpito la Nigeria, specie nel Nord del paese, ma anche stati confinanti come il Camerun.
La situazione in Nigeria diventa sempre più difficile. Boko Haram occupa sempre più regioni e nelle e la situazione vede i terroristi islamisti sempre più agguerriti. Anche se il presidente aveva promesso che Boko Haama sarebbe stato sconfitto. Ma purtroppo la corruzione rende ogni azione più difficile. A spiegarlo è l’arcivescovo Matthew Man-oso Ndagoso, di Kaduna in Nigeria che in questi giorni a Roma sta seguendo il Sinodo sulla famiglia e che ha presentato il rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre sulle persecuzioni dei cristiani.
"Se concedessimo l’immunità a chi lascia Boko Haram, la maggior parte dei miliziani deporrebbe le armi". Ne è convinto il cardinale John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, che in una conversazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre nota come almeno l’80 percento degli appartenenti al gruppo fondamentalista non ne condivida affatto il pensiero.
Le violenze contro i cristiani in Niger non hanno fermato la vita delle parrocchie che nelle diocesi di Niamey e Zinder hanno visto un grande sforzo collettivo per ricostruire le chiese. Con il sostegno di cristiani, ma anche di non cristiani i luoghi di culto incendiati all’inizio di quest’anno da gruppi di integralisti islamici stanno rinascendo.
"Crediamo fermamente che Buhari possa mettere fine alle sofferenze dei nigeriani". Monsignor Oliver Dashe Doeme, vescovo di Maiduguri, ha espresso fiducia nel nuovo presidente della Nigeria durante un incontro con rappresentanti dell’Unione europea, organizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre lo scorso fine settimana a Bruxelles.
"Speriamo che sia davvero l’inizio della fine di Boko Haram", così monsignor Oliver Dashe Doeme commenta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre l’attuale situazione in Nigeria, dove nelle ultime settimane la setta islamista sembra aver subito una battuta d’arresto.
"Noi sperimentiamo ogni giorno quanto è accaduto a Parigi lo scorso gennaio. Eppure nessuno si cura delnostro dolore". È quanto scrive monsignorBruno Ateba, vescovo della diocesi camerunense di Maroua-Mokolo, in un messaggio inviato nei giorni scorsi ad Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Boko Haram, il grido della Santa Sede. Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, si lamenta di fronte al Consiglio ONU per i Diritti Umani che “stiamo assistendo al continuo sviluppo e alla disseminazione di un tipo di estremismo radicale e spietato, ispirato da una ideologia che tenta di giustificare i suoi crimini in nome della religione.” Denuncia il fatto che “questi gruppi estremisti stanno crescendo come un cancro, diffondendosi in altre parti del mondo e persino attraendo militanti stranieri.” E sottolinea che è arrivato il tempo che “la comunità internazionale si adoperi per porre fine alla violenza che ha causato numerose vittime civili.”
Una lettera ai vescovi del “Gigante d’Africa”, perché non si facciano sopraffare dalle minoranze estremiste . Papa Francesco scrive ai vescovi della Nigeria, i quali in questa difficile situazione non cessano “testimoniare l’accoglienza, la misericordia e il perdono”.