Il nostro piccolo pellegrinaggio nei luoghi della Natività di Gesù si conclude oggi in una cappellina con un nome suggestivo: la grotta del latte.
Oggi è un villaggio arabo che si chiama Beit Sahour. Non è lontano da Betlemme e di artistico non ha nulla. Nemmeno la chiesetta che ricorda una tenda beduina custruita negli anni ’50 del secolo scorso dai francescani, davvero bruttina.
La Betlemme monumentale di Alicante in Spagna è la più grande del mondo e potrà essere ammirata da fedeli e turisti fino al prossimo 6 gennaio. Questo Natale ha cambiato la sua posizione: dalla Plaza del Ayuntamiento a una bellissima passeggiata vicino al porto turistico. Questa gigantesca Betlemme ha debuttato nel 2020.
Nel tempo di Natale non si può che essere pellegrini a Betlemme. Anche se solo con il pensiero da oggi nel nostro appuntamento con l’arte e la fede visiteremo tre luoghi simboli di Betlemme: la basilica della Natività, il campo dei Pastori e la Cappella della Grotta del Latte.
La Grotta del Latte di Betlemme è davvero un luogo pieno di storia, che da questi giorni verrà raccontato attraverso dodici pannelli esplicativi. Una piccola mostra organizzata dai frati della Custodia di Terra Santa affinchè i pellegrini possano conoscere uno dei luoghi per i quali passò la Sacra Famiglia.
Era classificato tra i siti UNESCO in pericolo. Ma ora, grazie ai restauri del tetto, delle facciate esteriori, dei mosaici e delle porte, la Basilica della Natività e il percorso del pellegrinaggio di Betlemme è uscita dalla lista dei siti in pericolo. La deciso il Comitato del Siti Patrimonio dell’Umanità, che si sta incontrando a Baku dal 30 giugno scorso.
“Sulle orme della Sacra Famiglia, costruendo ponti di pace e creando occasioni di dialogo interreligioso”. Vuole essere questo l’obiettivo del primo pellegrinaggio organizzato dall’UNITALSI ( Unione Nazionale Italiana trasporto ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) da Betlemme al Cairo, dalla Terra Santa all’Egitto. Sarà il cammino dei pellegrini sofferenti sulle orme della Sacra Famiglia.
E’ aperto il Mosaic Center di Betlemme. Il centro, nato dalla collaborazione tra l'ONG della Custodia ATS Pro Terra Sancta e l'associazione Mosaic Centre, è stato inaugurato il 26 maggio alla presenza del Custode Francesco Patton, Presidente di ATS. L'obiettivo? Quello di offrire ai giovani locali un luogo per mettere in pratica le loro competenze e creare nuovi posti di lavoro.
Alla Giornata Mondiale della Gioventù in programma a Panama nel gennaio 2019, Papa Francesco chiederà a tutti i giovani di pregare per la pace. E lo farà con dei rosari speciali, in legno d'ulivo made in Bethlehem.
Castelnuovo di Porto si è gemellata con Betlemme. Il Sindaco Riccardo Travaglini ha raccontato di essere stato “accolto con uno spirito di grande amicizia”. Ed ha aggiunto: “Il nostro impegno in questo gesto sta a testimoniare la nostra forte tensione al dialogo per una pace che è certamente possibile”.
Quasi 800 anni sono trascorsi da quella notte di Greccio, ma è con la medesima intenzione che ha aperto i battenti la ricchissima mostra internazionale di presepi “… tutti i presepi del mondo …”, nei locali del Santuario e nel chiostro della Porziuncola, ad Assisi. La tradizione dei presepi nasce con il poverello d’Assisi che più di tutto chiedeva solo di stare con Gesù Bambino.
Mentre sono appena avviati i restauri della Edicola del Santo Sepolcro, sono arrivati alla terza fase quelli della basilica della Natività. I due luoghi più sacri per il pellegrinaggio in Terra Santa riescono a ritrovare la loro bellezza originale grazie alla collaborazione internazionale.
La Basilica della Natività a Betlemme riceve circa due milioni di visitatori ogni anno, ma fino al 2010 era difficile porter avviare dei lavori e non solo per motivi politici. Ma fu fatto il primo passo con un accordo tra le confessioni e lo Stato Palestinese.
A Betlemme i restauri della Basilica della Natività continuano. Dal 2013 infatti sono in corso i lavori di recupero dei bellissimi mosaici del cuore della cristianità, il luogo dove nacque Gesù. Eseguiti da una ditta italiana, la Piacenti S.p.a di Prato, e sostenuti dall’Autorità nazionale palestinese, gli interventi sono stati possibili grazie all’accordo tra le tre comunità cristiane che custodiscono la basilica: cristiani, greco-ortodossi e armeni. Ma soprattutto grazie alle donazioni.