E’ una notta estiva del 1823, il 15 luglio, quella che porta distruzione a Roma. La Basilica di San Paolo all’ Ostiense brucia in un rogo che la distrugge.
VIII secolo dopo Cristo, Roma ha ormai dimenticato da un pezzo di essere stata una città imperiale. Dal V secolo in poi le invasioni dei barbari avevano cambiato il volto dell’ Urbs che, pur diventando il centro del mondo cristiano, aveva perso ricchezza e splendore.
Così come San Pietro in Vaticano è stazione il lunedì di Pasqua per la lettura liturgica dagli Atti degli Apostoli che riferisce il discorso di Pietro nel secondo capitolo, così martedì di Pasqua è stazione San Paolo perché anticamente si leggeva un discorso di Paolo nel tredicesimo capitolo degli Atti.
Il “Mercordi doppo la quarta Domenica di Quadragesima”, Pompeo Ugonio descrive la basilica di San Paolo fuori mura così come non la vediamo più.
Martedì di Pasqua la stazione torna a S. Paolo fuori le mura. L’immensa basilica ricostruita dopo l’incendio del 1823 rende abbastanza bene l’aspetto della chiesa antica costruita alla fine del IV secolo. La pianta è la stessa, le colonne e le loro arcate sono nuove ma rispecchiano fedelmente quella dell’antica basilica, e il transetto è ancora quello antico, anche se i mosaici in buona parte sono rifatti.
La basilica di S. Paolo fuori le mura fu costruita nel IV secolo lungo la Via Ostiense, dove già alla fine del II secolo una lettera del prete Gaio affermava che si venerasse la tomba dell’Apostolo Paolo, così come si venerava la tomba di Pietro in Vaticano. La è stata quasi tutta ricostruita dopo un devastante incendio nel 1823. Della basilica del IV secolo rimane il transetto, mentre le cinque navate furono ricostruite.
Papa Francesco presiederà il prossimo 25 gennaio alle ore 17.30, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo.