E’ il 2 aprile 1715; all’approdo degli Alberoni, dinanzi a Venezia, arriva una piccola imbarcazione, piuttosto malandata, dopo la lunga traversata dal Peloponneso fino alle sponde veneziane, la San Cirillo. Una nave adoperata per i commerci tra Venezia e l’Oriente, che a volte trasporta anche passeggeri.
Un pensiero ai cristiani perseguitati, alla complicità del silenzio, un pensiero all’ Oriente cristiano. Il Papa alla messa di Santa Marta questa mattina ha commentato le letture e confermata la comunione ecclesiastica con il nuovo Patriarca di Cilicia degli Armeni.
"Eravamo certi che il Papa avrebbe ricordato il genocidio e il suo coraggio ha cambiato l’atteggiamento del mondo intero". Così monsignor Raphael Minassian, ordinario per gli Armeni cattolici dell’Europa Orientale, racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la reazione della sua comunità alle affermazioni di Papa Francesco nell’anniversario del massacro armeno.
Il Patriarca Nerses Bedros XIX Tarmouni ha vissuto radicato in Cristo e ha speso la sua vita generosamente, in particolare formando sacerdoti anche in contesti difficili. Lo scrive Papa Francesco nel messaggio di cordoglio inviato a Mons. Gregory Ghabroyan, Amministratore del Patriarcato di Cilicia degli Armeni, in occasione della messa esequiale a Beirut del Patriarca di Cilicia degli Armeni, Nerses Bedros XIX Tarmouni.
Il Papa cita la dichiarazione comune di Giovanni Paolo II e Karekin II sul massacro degli Armeni. La Turchia richiama l'Ambasciatore in Vaticano per consultazioni
Una messa solenne, in San Pietro, per ricordare “l’immane tragedia” del popolo armeno. Una celebrazione attesa e avvertita come un segno di riconoscimento e di incoraggiamento, da parte del Papa e dell’intera comunità cattolica. La parola chiave genocidio è stata pronunciata dal Papa che ha citato la dichiarazione congiunta tra Giovanni Paolo II e Karekin II del 2001.
Papa Francesco al termine della celebrazione eucaristica per gli armeni, nella Cappella della Pietà, ha consegnato un messaggio per il Popolo armeno a Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di Tutti gli Armeni; Aram I, Catholicos della Grande Casa di Cilicia; Nerses Bedros XIX Tarmouni, Patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici e a Serž Sargsyan, Presidente della Repubblica di Armenia.
“Di fronte agli eventi tragici della storia umana rimaniamo a volte come schiacciati, e ci domandiamo “perché?”” É questa la domanda chiave che riecheggia nella basilica vaticana nel giorno in cui si ricorda un “martirio” e si celebra un nuovo Dottore della Chiesa, San Gregorio di Narek. La dolcezza struggente dei canti eseguiti dal coro armeno in contrasto con le parole di dolore del Papa che, all’inizio della celebrazione, ha legato lo sterminio armeno a quella che lui chiama “una terza guerra mondiale a pezzi”. Il Papa ricorda il martirio di oggi “il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi –, oppure costretti ad abbandonare la loro terra. Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva”. Poi, con un salto indietro nella storia il Papa torna al secolo scorso alle “tre grandi tragedie inaudite” e la prima, dice il Papa citando Giovanni Paolo II, è quella che “generalmente viene considerata come «il primo genocidio del XX secolo» (Giovanni Paolo II e Karekin II, Dichiarazione Comune, Etchmiadzin, 27 settembre 2001)”.
"Dall’intimo del cuore dell’uomo possono scatenarsi le forze più oscure, capaci di giungere a programmare sistematicamente l’annientamento del fratello, a considerarlo un nemico, un avversario, o addirittura individuo privo della stessa dignità umana". Così stamane Papa Francesco ricevendo in udienza il Sinodo Patriarcale della Chiesa Armeno-Cattolica