Sarà un incontro pastorale, ecumenico e diplomatico al tempo stesso, che metterà sul tavolo non solo i problemi della popolazione, ormai esausta dopo sei anni di conflitto, ma anche quelli legati al ruolo che la Chiesa può avere nella società: si comincia a delineare l’incontro di Papa Francesco con il Sinodo permanente e i metropoliti della Chiesa Greco Cattolica Ucraina.
Le vicende politiche dell’ Ucraina si intrecciano necessariamente con la religione.
Un Papa emerito molto lucido, informato sulla situazione dell’Ucraina, interessato agli sviluppi ecumenici: Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha trovato così Benedetto XVI, in un incontro che ha avuto con lui il 26 febbraio, nel monastero Mater Ecclesiae, dove il Papa emerito risiede.
La Cattedrale di Santa Sofia a Kiev è oggi utilizzata come museo, e raramente per funzioni liturgiche. L’ultima volta, lo scorso 3 febbraio, fu teatro della celebrazione di inizio ministero del primate Epifaniy della “Santa Chiesa di Ucraina,”, così come viene chiamata la nuova Chiesa ortodossa autocefala ucraina che sta causando molto dibattito. Il prossimo 7 aprile, però, vi avrà luogo una celebrazione che ha un significato simbolico particolare: la Chiesa Greco Cattolica Ucraina vi celebrerà nel giorno della Festa dell’Annunciazione, secondo il calendario giuliano.
Ritrovare le radici, per guardare al futuro con maggiore consapevolezza. E farlo ora, quando in Ucraina anche la Chiesa ortodossa locale punta ad avere una propria autocefalia, ed è necessario rendere più coesa la nazione. C’è tutto questo dietro la presentazione del facsimile della Bibbia di Halych da parte dell’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.
Sono passati 85 anni da quando una grande carestia “artificiale” provocò la morte di almeno 7 milioni di persone in Ucraina. Lo chiamano “holodomor”, letteralmente “infliggere la morte mediante la fame”. E sarà a Napoli, con una “divina liturgia da requiem”, che il prossimo 18 novembre l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, commemorerà quello che gli ucraini definiscono a tutti gli effetti come “genocidio”.
“Signore, perché hai fatto risorgere il mio popolo?” Era questa la domanda che l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, si poneva mentre meditava i misteri di Pasqua. E proprio in quel periodo nasceva in don Paolo Asolan, preside del Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis della Pontificia Università Lateranense, l’idea di scrivere un libro intervista con lui.
Una Chiesa che lotta per interessi geopolitici non è giovane, mentre lo è – e i giovani la vogliono – una Chiesa Maestra, che sia guida nei valori e cammini a fianco ai giovani. Nel suo secondo intervento al Sinodo dei Vescovi, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, racconta aspettative e domande dei giovani di Ucraina.
La situazione in Ucraina, il tema della riconciliazione, con particolare riferimento al percorso di riconciliazione polacco-ortodossa, e anche il tema dell’uniatismo: sono questi i temi dell’incontro tra Papa Francesco e l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk della Chiesa Greco Cattolico Ucraina.
La Chiesa Greco Cattolica? Una Chiesa “purificata come l’oro nel crogiolo della sofferenza”, segno di speranza per una Ucraina libera, che lotta contro l’aggressione e sanguine a causa della Guerra nelle zone orientali, ma costruisce il suo futuro tra nazioni libere e sovrane”.
La vicinanza di Papa Francesco per il conflitto dimenticato in Ucraina arriva al termine di un discorso centrato su tre figure chiave della storia della Chiesa greco cattolica e due parole. Perché il Papa sa che la numerosa comunità ucraina in Italia, e in particolare a Roma, ha il pensiero rivolto al proprio Paese, un cuore palpitante “non solo di affetto, ma anche di angoscia, soprattutto per il flagello della guerra e per le difficoltà economiche”.
“Alla vigilia di questa visita del Papa, abbiamo distribuito dei lavori speciali che portano il nome di padre Kowcz.” L’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, a capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, introduce così un grande personaggio dell’ecumenismo contemporaneo. E così il Beato Emilian Kowcz diventa uno dei tre personaggi intorno ai quali ruoterà la visita di Papa Francesco alla Basilica di Santa Sofia.
Il prossimo 28 gennaio Papa Francesco potrebbe sostare in preghiera davanti alla tomba del vescovo Stephan Chmil. Perché fu il vescovo Chmil a insegnare al giovane Papa il rito orientale, e creare quelle connessione con l’Est della Chiesa che sono così cruciali per il Pontificato. Sarà questo pezzo di storia che si concretizzerà con la visita di Papa Francesco alla Basilica di Santa Sofia della Chiesa Greco-Cattolico Ucraina, a Roma.
Una croce commemorativa a Karaganda, per commemorare la deportazione del popolo ucraino nella famosa “città lager”. E una lettera dell’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, a ricordare il modo in cui la Chiesa greco cattolica sopravvisse in diaspora, dopo il suo dissolvimento a seguito dello pseudo sinodo di Lviv del 1946.
Papa Francesco è atteso in Ucraina: l’invito c’è, è stato ribadito nella scorsa settimana, ma sarà molto difficile che il viaggio possa concretizzarsi quest’anno. Perché il conflitto dimenticato in Ucraina tocca anche le relazioni con il mondo russo, che sono considerate buone, e perché ancora c’è molto da fare sul tema del dialogo.
Un processo di riconciliazione, nato sotto l’alto patronato di San Giovanni Paolo II, che rappresenta anche una sfida per l’Europa: l’arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolico Ucraina Sviatoslav Shevchuk presenta così il Premio per la Riconciliazione Polacco Ucraina, segnando così un passo ulteriore in un cammino iniziato 30 anni fa. Un cammino che da oggi ha San Giovanni Paolo II come protettore.
Papa Francesco ricorda nuovamente - nel giorno delle sue esequie - il Cardinale Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore emerito di Kyiv-Halyč, morto il 31 maggio scorso.
Papa Francesco “segue da vicino il conflitto in Ucraina”. Lo dice Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, in una intervista in cui fa il punto del conflitto in corso.
Un segno di solidarietà concreto, e una presenza visibile. Papa Francesco ha inviato alla città martire di Avdeeka, nell’Est dell’Ucraina, una donazione di 200 mila euro, destinata soprattutto ad alleviare le sofferenze dei bambini nella regione colpita dall’intensificarsi del conflitto nell’area. E sono i bambini a vivere più di tutti i traumi del conflitto dimenticato in Ucraina. I dati UNICEF parlano di 1 milione di bambini che hanno bisogno di assistenza umanitaria in Ucraina. Cifre inquietanti, che hanno portato Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica di Ucraina, a lanciare un appello alla comunità internazionale perché finalmente si giunga ad una situazione stabile di cessate il fuoco.
Prima c’era il regime sovietico, che imponeva una visione “ateistica” del mondo, presentata come “l’unica scientifica” e che privava gli uomini del diritto di professare liberamente la loro fede religiosa”. Oggi, le sfide sono simili, “modi ideologici di distruggere la fede cattolica” mettendo in discussione in maniera subdola “la fede e la moralità cristiana”, e tra queste sfide ci sono in particolare le teorie del gender. È tutta qui, la denuncia dei vescovi greco-cattolici ucraini. Ed è fortissima.