Nell'Angelus odierno in Piazza San Pietro, Papa Francesco annuncia un nuovo concistoro il prossimo 5 ottobre . Saranno creati 10 nuovi cardinali elettori e 3 non elettori. Il Papa si scusa subito per il ritardo - quando si affaccia alla finestra dello studio del Palazzo Apostolico infatti sono le ore 12.07 - e racconta che è rimasto chiuso nell'ascensore per un guasto tecnico per 25 minuti, sono dovuti intervenire quindi i Vigili del Fuoco. "Grazie al lavoro dei vigili del fuoco", dice il Papa con un pò di fiatone.
Gesù capovolge la domanda e colloca la risposta sul piano della responsabilità, invitandoci a usare bene il tempo presente.
“Maria ci dimostra che, se vogliamo che la nostra vita sia felice, al primo posto va messo Dio, perché Lui solo è grande”.
Il tema della vigilanza è al centro della riflessione di Papa Francesco, offerta stamane ai fedeli in occasione dell’Angelus domenicale.
"I beni materiali sono necessari alla vita, ma non devono essere il fine della nostra esistenza, ma un mezzo per vivere onestamente e nella condivisone con i più bisognosi. Gesù oggi ci invita a considerare che le ricchezze possono incatenare il cuore e distoglierlo dal vero tesoro che è nei cieli". Papa Francesco riassume con queste parole il senso del Vangelo odierno, la parabola del ricco stolto. Il Pontefice, in questa caldissima prima domenica di Agosto, si affaccia alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.
“Tutto va messo da parte perché, quando Lui viene a visitarci nella nostra vita, la sua presenza e la sua parola vengono prima di ogni cosa”.
La missione della Chiesa è quella “di annunciare il Vangelo a tutte le genti” e noi dobbiamo sempre pregare perché Dio “mandi operai a lavorare nel suo campo che è il mondo. E ciascuno di noi lo deve fare con cuore aperto, con un atteggiamento missionario; la nostra preghiera non dev’essere limitata solo ai nostri bisogni, alle nostre necessità: una preghiera è veramente cristiana se ha anche una dimensione universale”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’Angelus commentando il Vangelo di questa domenica.
Tre personaggi, tre casi di vocazione che sono emblematici delle condizioni poste da Gesù per essere suoi discepoli: itineranza, prontezza e decisione. Condizioni che fanno a dire tre no, che non sono rifiuti, ma piuttosto pongono l’accento su un fatto, spiega Papa Francesco. E cioè “che Gesù ci vuole appassionati di lui e del Vangelo”.
L’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci va letto come l’invito di Gesù verso “i suoi discepoli a compiere una vera conversione dalla logica del ciascuno per sé a quella della condivisione, incominciando da quel poco che la Provvidenza ci mette a disposizione. E subito mostra di aver bene chiaro quello che vuole fare”. Lo ha detto il Papa all’Angelus in occasione della Solennità del Corpus Domini, che Francesco celebrerà stasera a Casal Bertone.
Prima del termine della messa il Papa ha recitato la preghiera dell’ Angelus e ha ricordato la beatificazione di Edvige Carboni, i rifugiati, nella Giornata Mondiale che l’ONU dedica a loro.
E’ l’episodio dell’adultera quello che induce Papa Francesco a riflettere sulla necessità del pentimento.
La misericordia di Dio e la nostra conversione. Sono questi i due temi principali del Vangelo odierno e dell’Angelus di Papa Francesco in Piazza San Pietro. Il Papa, prima della preghiera mariana, riprende la parabola del fico sterile.
Prima di partire per gli Emirati Arabi, Papa Francesco si affaccia alla finestra del Palazzo Apostolico e incontra i fedeli convenuti per la preghiera dell’Angelus. Presenti oggi anche i Ragazzi dell’Azione Cattolica della Diocesi di Roma che concludono, con la “Carovana della Pace”, il mese di gennaio da loro tradizionalmente dedicato al tema della pace, che quest’anno ha avuto per slogan “La pace è servita”. Dopo la preghiera, anche un appello per la pace nello Yemen, stremato da guerra e carestia.
Gesù si immerge nella folla, e si comprende il ruolo del popolo: “ si unisce ad essa assumendo pienamente la condizione umana, condividendo tutto, eccetto il peccato”.
“La luce che il profeta Isaia aveva preannunciato, nel Vangelo è presente e incontrata. Gesù, nato a Betlemme, città di Davide, è venuto a portare salvezza ai vicini e ai lontani”. È questo il cuore dell’Angelus odierno di Papa Francesco, in Piazza San Pietro, nel giorno della festa dell’Epifania del Signore. Papa Francesco in seguito rivolge anche un appello a tutti i leader della comunità europea.
Con lo sguardo fisso a Maria che “benedice il cammino di ogni uomo e ogni donna in questo anno che inizia, e che sarà buono proprio nella misura in cui ciascuno avrà accolto la bontà di Dio che Gesù è venuto a portare nel mondo”, Papa Francesco ha guidato la preghiera mariana di mezzogiorno.
Nel clima di gioia del Natale “potrebbe sembrare strano accostare la memoria di Santo Stefano alla nascita di Gesù, perché emerge il contrasto tra la gioia di Betlemme e il dramma di Stefano, lapidato a Gerusalemme nella prima persecuzione contro la Chiesa nascente. In realtà non è così, perché il Bambino Gesù è il Figlio di Dio fattosi uomo, che salverà l’umanità morendo in croce”. Lo ha detto il Papa nel consueto Angelus del 26 dicembre, festa di Santo Stefano protomartire.
Come Giovanni Battista, il credente è chiamato ad “aprire strade nel deserto”, a indicare “prospettive di speranza” anche in “contesti esistenziali impervi”, e non si arrende di fronte a “situazioni negative di fallimento o di rifiuto”. Papa Francesco centra la sua riflessione all’Angelus sulla figura di San Giovanni Battista. Perché è lui che fa capire che è con la conversione che si deve attendere il Signore.
Quando il Signore cerca, ci sono due possibili risposte: il “mi sono nascosto” di Adamo e l’ “Eccomi” di Maria. Ed è su queste due alternative che si centrano le letture della liturgia del giorno dell’Immacolata Concezione. Papa Francesco lo spiega nell’Angelus, sottolineando che “l’Eccomi apre a Dio, mentre il peccato chiude, isola, fa rimanere soli in se stessi”. Al termine dell’Angelus, il ricordo della beatificazione dei martiri di Algeria, e quello dell’Azione Cattolica, di cui si celebrano i 150 dalla fondazione.
Non solo una attesa ma un un invito “a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo, preparandoci all’incontro finale con Lui con scelte coerenti e coraggiose”.