“Il monte è il luogo elevato, dove cielo e terra si toccano, dove Mosè e i profeti hanno fatto l’esperienza straordinaria dell’incontro con Dio. Gesù sale verso l’alto insieme ai tre discepoli e si fermano in cima al monte. Qui, Egli si trasfigura davanti a loro. Il suo volto raggiante e le sue vesti splendenti, che anticipano l’immagine del Risorto, offrono a quegli uomini impauriti la luce della speranza per attraversare le tenebre: la morte non sarà la fine di tutto, perché si aprirà alla gloria della Risurrezione”. Lo ha detto stamane il Papa commentando il Vangelo della Trasfigurazione in occasione della recita dell’Angelus.
"Oggi, prima domenica di questo tempo liturgico, la Quaresima, la Parola di Dio ci indica la strada per vivere in maniera fruttuosa i quaranta giorni che conducono alla celebrazione annuale della Pasqua", dice il Papa accogliendo i fedeli riuniti in Piazza San Pietro per la recita dell'Angelus.
C’è un lebbroso che trasgredisce tutte le norme, e esce dall’isolamento per chiedere a Gesù di essere guarito. E c’è Gesù che trasgredisce tutte le norme e tocca il lebbroso, andando oltre le convenzioni e così guarendolo. Papa Francesco centra il suo commento prima della preghiera dell’Angelus su queste due trasgressioni presentate dal Vangelo del giorno. E invita tutti a pregare per poter vivere secondo queste due “trasgressioni” che in realtà altro non sono che frutto dell’amore.
Il Papa torna ad affacciarsi su piazza San Pietro. Dopo un periodo di lockdown dovuto alla pandemia e alla seconda ondata di Covid19, oggi, 7 febbraio, Francesco recita l’Angelus dalla finestra del Palazzo apostolico con i fedeli, arrivati in piazza nonostante la pioggia di Roma.
Gesù inizia la sua predicazione chiedendo di convertirsi e di credere nel Vangelo. Si tratta di un “messaggio che ci invita a riflettere su due temi essenziali: il tempo e la conversione”. Lo ha detto il Papa, introducendo la preghiera dell’Angelus.
Dio chiama tutti noi, a volte possiamo rifiutare la chiamata perché appare in contrasto con le nostre aspirazioni, ma l’unico modo di accoglierla è l’amore. Parlando del primo incontro dei primi discepoli con Gesù a Cafarnao, Papa Francesco sviluppa una riflessione sul senso della vocazione. Una vocazione che nasce sempre dall’incontro personale con Gesù.
La Madonna tiene il figlio tra le braccia come fa con noi e “lo sguardo rassicurante e consolante della Vergine Santa è un incoraggiamento a far sì che questo tempo, donatoci dal Signore, sia speso per la nostra crescita umana e spirituale, sia tempo per appianare gli odi e le divisioni, sia tempo per sentirci tutti più fratelli, sia tempo di costruire e non di distruggere, prendendoci cura gli uni degli altri e del creato”.
Santo Stefano “nel buio dell’odio fa splendere la luce di Gesù, anche la Chiesa non ha luce propria: prega per i suoi uccisori e li perdona. È il primo martire, cioè testimone, il primo di una schiera di fratelli e sorelle che, fino ad oggi, continuano a portare luce nelle tenebre: persone che rispondono al male con il bene, che non cedono alla violenza e alla menzogna, ma rompono la spirale dell’odio con la mitezza dell’amore. Questi testimoni accendono l’alba di Dio nelle notti del mondo”. Lo ha detto il Papa introducendo l’Angelus in occasione della festa di Santo Stefano, protomartire. L’Angelus è stato recitato dalla Biblioteca privata del Papa, per rispettare le disposizioni imposte per l’emergenza sanitaria.
Le parole dell’Annunciazione “insieme alla gioia, preannunciano a Maria una grande prova, Ella si trovò di fronte a una scelta cruciale: dire sì a Dio rischiando tutto, compresa la vita, oppure declinare l’invito e andare avanti con il suo cammino ordinario. Che cosa fa? Risponde così: Avvenga: è il famoso fiat di Maria. Non è passiva, ma attiva. Non subisce Dio, aderisce a Dio. È un’innamorata disposta a servire in tutto e subito il suo Signore”. Lo ha detto il Papa, stamane, introducendo l’Angelus in occasione della IV Domenica di Avvento.
"L’invito alla gioia è caratteristico del tempo di Avvento: l’attesa che viviamo è gioiosa, un po’ come quando aspettiamo la visita di una persona che amiamo molto, ad esempio un grande amico che non vediamo da tanto tempo. E questa dimensione della gioia emerge specialmente oggi, la terza domenica, che si apre con l’esortazione di San Paolo Rallegratevi sempre nel Signore. E il motivo qual è? Che il Signore è vicino. Più il Signore è vicino a noi, più siamo nella gioia; più Lui è lontano, più siamo nella tristezza".
Dopo aver reso omaggio in prima mattinata all'Immacolata in Piazza di Spagna e aver celebrato la Messa a Santa Maria Maggiore il Papa si è affacciato come sempre dal Palazzo Apostolico per la recita dell'Angelus.
“La conversione comporta il dolore per i peccati commessi, il desiderio di liberarsene, il proposito di escluderli per sempre dalla propria vita”.
Cristo “è l’Alfa e l’Omega, l’inizio e il compimento della storia; e la liturgia odierna si concentra sull’omega, cioè sul traguardo finale. Il senso della storia lo si capisce tenendo davanti agli occhi il suo culmine: la fine è anche il fine”. Lo ha detto il Papa introducendo stamane la preghiera dell’Angelus in occasione della Solennità di Cristo Re.
Papa Francesco invita a prendersi cura dei poveri, risponde alle critiche di chi dice che i preti devono parlare di vita eterna e non di poveri perché "i poveri sono al centro del Vangelo", e chiede a tutti di ricordare che Gesù ci dice che lui è stesso è il povero che ha bisogno.
“Gesù ci vuole dire che dobbiamo essere preparati all’incontro con Lui. Non solo all’incontro finale, ma anche all’impegno di ogni giorno in vista di quell’incontro, per il quale non basta la lampada della fede, occorre anche l’olio della carità e delle opere buone”.
“In questa solenne festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci invita a riflettere sulla grande speranza, che si fonda sulla risurrezione di Cristo e anche noi saremo con Lui. I Santi e i Beati sono i testimoni più autorevoli della speranza cristiana, perché l’hanno vissuta in pienezza nella loro esistenza, tra gioie e sofferenze, attuando le Beatitudini”. Lo ha detto il Papa, stamane, introducendo la preghiera mariana dell’Angelus.
“Gli interlocutori di Gesù sono convinti che non ci sia un’alternativa alla loro interrogazione: o un “sì” o un “no”. Ma Egli conosce la loro malizia e si svincola dal trabocchetto” e “si pone al di sopra della polemica”. Papa Francesco commenta così il passo del vangelo di oggi
“Con il racconto della parabola del banchetto nuziale” si definisce “il progetto che Dio ha pensato per l'umanità, e la storia del re che fece una festa di nozze per il suo figlio è immagine del Padre che ha predisposto per tutta la famiglia umana una meravigliosa festa di amore e di comunione intorno al suo Figlio Unigenito”. Lo ha detto il Papa introducendo stamane la preghiera dell’Angelus.
Nell'Angelus di oggi il Papa riprende interamente la parabola di Gesù dei vignaioli omicidi raccontata nel Vangelo odierno.
"L’obbedienza non consiste nel dire sì o no, ma nell’agire, nel coltivare la vigna, nel realizzare il Regno di Dio. Con questo semplice esempio, Gesù vuole superare una religione intesa solo come pratica esteriore e abitudinaria, che non incide sulla vita e sugli atteggiamenti delle persone". E' questo il cuore dell'Angelus odierno di Papa Francesco, che dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano ripercorre il Vangelo di oggi, la parabola dei due figli.