Con tre ordinazioni in pochi giorni (più una nuova diocesi, la prima creata nella Repubblica Popolare addirittura dai tempi pre-Mao) si è registrata una robusta accelerata nelle relazioni sino-vaticane e nell’applicazione dell’accordo. Fino a quest’anno, in sei anni erano stati ordinati sei nuovi vescovi, e c’erano state anche divergenze come nel caso in cui Pechino ha unilateralmente ordinato un vescovo ausiliare di una diocesi non riconosciuta dal Vaticano e trasferito a Shanghai Shen Bin. Ora, tutto questo sembra alle spalle, specialmente per una volontà vaticana di concedere alla Cina alcune vittorie su questioni considerate marginali, senza “impuntarsi” sulla distribuzione geografica di una diocesi. La situazione in Cina, però, non è generalmente migliorata per i cattolici. Anzi.
Con una decisione unilaterale cinese, il vescovo Giuseppe Shen Bin di Haimen è stato trasferito alla diocesi di Shanghai, dove si è insediato lo scorso 4 aprlle. La Santa Sede non aveva ancora nominato un successore del vescovo di Shanghai Aloysius Jin Luxian, morto nel 2013 mentre il suo ausiliare Thaddeus Ma Daqin, è agli arresti domiciliari dal 2012. Per ora, non c’è stato alcun commento ufficiale da parte vaticana, mentre Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha fatto semplicemente sapere che “la Santa Sede era stata informata pochi giorni fa della decisione delle autorità cinesi” di trasferire il vescovo, e “ha appreso dai media dell’avvenuto insediamento”..