Bucarest , venerdì, 18. ottobre, 2024 10:00 (ACI Stampa).
Non deve essere un percorso facile, quello della riconciliazione. Specialmente se di mezzo c’è un trattato di pace che ha creato non poche controversie, territori i cui confini non raccontano le popolazioni, e una storia comune che però è quella comunista, che in fondo non fa altro che dividere, piuttosto che unire. Eppure, Romania e Ungheria hanno avviato da tempo un percorso comune, con una riunione annuale dei Consigli Permanenti dei vescovi di entrambe le nazioni.
L’ultimo incontro di questo genere si è tenuto il 10 e l’11 ottobre, e quest’anno si è tenuto a Bucarest, moderato dall’arcivescovo della capitale romena Aurel Percă, che dei vescovi romeni è anche vicepresidente.
Queste riunioni raccontano di un percorso di riconciliazione che non è banale. A seguito della Prima Guerra Mondiale, il Trattato di Trianon comportò la perdita di due terzi del territorio ungherese. La Romania, al contrario, inglobò parte del territorio ungherese, realizzando il sogno della Grande Romania. La minoranza ungherese – rimasta anche in territori della Slovacchia – ha sempre rivendicato la sua identità, e questo non ha favorito spesso i rapporti con gli Stati in cui venivano inglobati. Allo stesso tempo, l’Ungheria ha sempre percepito il Trianon come una ingiustizia.
Sono i motivi per cui gli incontri congiunti tra le conferenze episcopali di entrambi i Paesi hanno un significato profondo. Sono percorsi di riconciliazione, quanto mai necessari oggi.
Alla riunione di quest’anno hanno partecipato, per la Conferenza Episcopale di Ungheria: il cardinale Péter Erdő, primate, arcivescovo di Esztergom-Budapest; l'arcivescovo György Udvardy di Veszprém, vicepresidente della Conferenza Episcopale; il vescovo János Székely di Szombathely, monsignor Tamás Tóth , segretario dei vescovi.