Città del Vaticano , venerdì, 29. marzo, 2019 9:00 (ACI Stampa).
Cattolici, protestanti, animisti, musulmani: è l’Africa delle religioni quella che Giovanni Paolo II visita per la terza volta nell’ agosto del 1985. Sette paesi. Un viaggio nel cuore dell’ Africa tra leoni, foreste e masai che si conclude con un gesto profetico: l’incontro con i giovani musulmani in Marocco. Il Papa ha risposto all’ invito del re Hassam.
Il discorso allo stadio di Casablanca dove si sono appena conclusi i Giochi Panarabici è uno di quelli che segna la storia del dialogo tra religioni e popoli. Voi, dice, siete pronti a costruire una civiltà fondata sull’ amore.
Sull’aereo che da Nairobi porta il Papa e i giornalisti a Casablanca il tema del dialogo con L’Islam è ovviamente centrale.
A chi gli chiede quando ha pensato per la prima volta di parlare ad una assemblea di musulmani, risponde: Non posso dire esattamente quando. Dovrei dire subito perché già tutto era incluso nell’orientamento del Vaticano II.
Si prosegue con la questione di Gerusalemme, e lo status quo: Santo Padre è vero che il re del Marocco e lei condividete la stessa opinione su Gerusalemme? Chiede un giornalista. Risponde il Papa: “Si, si i musulmani sono convinti che Gerusalemme deve avere uno statuto speciale, come punto centrale e capitale di tre religioni monoteiste e non dovrebbe essere solo la capitale di Israele, ma la sua caratteristica dovrebbe essere una capitale delle religioni, delle tre religioni monoteiste, e questa è anche la visione della Santa Sede e di Paolo VI, e poi come questo dovrebbe essere realizzato è un’ altra. Fondamentalmente io continuo l’attitudine dei miei predecessori. Stiamo ancora lavorando per la soluzione della complicatissima questione del Medio Oriente.