Il lavoro di un nunzio in un Paese musulmano riguarda anche il dialogo interreligioso. Come ha funzionato in questi anni il dialogo interreligioso? E quale è il contributo che il Marocco può dare allo sviluppo di questo dialogo?
Potrei elencare le numerose iniziative promosse dalla Nunziatura Apostolica in favore del Dialogo interreligioso. Mi limiterò ad elencarne alcune. La Conferenza sul tema “Cittadini e credenti in una società che cambia”, organizzato dall'Accademia del Regno e dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso il 3 maggio 2017. L’Accordo tra il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e la Rabita Mohammedia des Oulemas per incontri biennali. E ancora, nel maggio del 2018, il presidente della Fondazione diplomatica, Signor Abdelati Habek, mi propose di collaborare con la sua Fondazione per portare avanti il dialogo interreligioso in Marocco. Furono organizzate delle giornate dedicate al tema: Conoscenza e dialogo: con la comunità Giudaica; con la comunità musulmana; e con la comunità cristiana. Fu anche organizzata una due giorni, invitando il Cardinale di Ouagadougou e il Cardinale della Repubblica Centro Africana, per combattere la violenza, il terrorismo e l'intolleranza in Africa. Il materiale prodotto in occasione delle quattro giornate organizzate dalla Fondazione diplomatica e dalla Nunziatura Apostolica fu poi pubblicato in un volume dal titolo “Rabat capitale africana del dialogo interreligioso”. In esso furono anche riportate la visita di San Giovanni Paolo II in Marocco nonché la visita apostolica di Papa Francesco il 30 e 31 marzo 2019. Nel 2020 il Covid-19 venne a bloccare ulteriori iniziative relative al dialogo interreligioso. Il 5 luglio 2023 si è tenuta una seconda giornata dedicata al Dialogo Interreligioso in collaborazione con la Rabita Mohammedia des Oulemas e il Dicastero per il Dialogo interreligioso nella sede dell’Accademia del Marocco.
C’è stato qualche segno concreto scaturito da queste iniziative?
Il lavoro svolto in collaborazione con l’Accademia del Regno del Marocco ha reso possibile il Decreto reale per la nomina dell’Em.mo Segretario di Stato quale Membro dell’Accademia del Regno del Marocco.
Oltre a queste iniziative di cui sopra, il Nunzio Apostolico ha partecipato a vari incontri, sia con musulmani sia con ebrei, che vengono organizzati in alcuni periodi dell'anno per poter rafforzare l'armonia e il dialogo tra i componenti delle tre religioni abramitiche.
In Marocco c’è il monastero di Toumlilin, che nel 1956 fu all’avanguardia nell’organizare corsi di dialogo interreligioso. È stato coinvolto?
A Toumliline, durante i corsi estivi, per dieci anni (1956-1966), musulmani, cristiani, ebrei e filosofi umanisti si sono incontrati in uno spirito di rispetto e conoscenza reciproca e hanno creato lo “spirito di Toumliline”. Si è parlato soprattutto dell'uomo, dei suoi valori, della risposta alle sfide dei tempi, senza dogmi e senza ideologie, in piena libertà. Sono stati affrontati i grandi temi della società, ma anche delle religioni, di ciò che le lega, più di ciò che le separa.
Oggi la Fondazione “Memories pour l’Avenir” desidera condividere la speranza di riprendere e rilanciare lo spirito di Toumliline per le nuove generazioni e cerca di portare avanti lo spirito di Toumliline organizzando sia conferenze e visite sia pubblicando volumi relativi al dialogo interreligioso negli anni che vanno dal 1956 al 1966.
Lei ha una vasta esperienza diplomatica, e – prima di Papa Francesco – si è trovato in quattro nunziature (Corea del Sud, Senegal, Messico e Spagna) mentre queste accoglievano Giovanni Paolo II. Nella sua esperienza, quale è l’impatto della visita del Papa in una nazione?
Si tratta di Paesi molto diversi fra loro per storia, filosofia e religione. In ogni Nazione la visita del Santo Padre prepara grandi attese e lascia un’impronta che favorirà sia la crescita spirituale della Chiesa locale sia il dialogo interreligioso.
Come deve il nunzio portare avanti la spinta data dalla presenza del Papa? Al Nunzio Apostolico spetta il compito del coordinamento della visita apostolica unitamente ai rappresentanti della Chiesa locale e delle Autorità governative. Successivamente, il Rappresentante Pontificio unitamente ai Vescovi del luogo hanno il compito di far scendere nella vita di ogni giorno gli insegnamenti del Santo Padre.
Ha deciso di andare in pensione a 70 anni, sfruttando una possibilità data ai nunzi. Perché? Quali sono le ragioni che la spingono a non continuare un servizio nel quale ha creduto e avuto molte soddisfazioni?
Come Lei ha letto nell’Osservatore Romano del 30 giugno, Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’incarico di Nunzio Apostolico in Marocco presentata da S.E. Mons. Vito Rallo, Arcivescovo titolare di Alba, Nunzio Apostolico, avvalendosi della possibilità offerta dall’art. 20 del Regolamento per le Rappresentanze Pontificie. L'art.20 del Regolamento delle Nunziature Apostoliche prevede che si possa chiedere di anticipare il proprio collocamento a riposo al compimento del 70° anno di età. Anch'io per motivi di salute, in conseguenza dell'intervento di ernia discale subito nel 2008, che, secondo il certificato del neurochirurgo, mi impedisce di svolgere per un tempo normale le mie attività di routine del mio ufficio, ho presentato al Santo Padre la domanda di andare in pensione a 70 anni, che ho compiuto il 30 maggio scorso. Il Santo Padre mi ha comunicato di avere accolto la mia domanda e il 30 giugno è stata pubblicata la relativa informazione.
Perché andare a riposo?
Sono del parere che un Vescovo o Nunzio Apostolico ha il dovere davanti alla sua coscienza di dire insieme all’apostolo Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”. Adesso è il momento di prepararsi al passo finale, quando Lo vedremo faccia a faccia. Pertanto, a fine agosto lascerò l'indimenticabile Marocco, dove lascerò anche una parte del mio cuore per tutto il bene che ivi ho ricevuto, passerò da Roma per le visite di congedo e nei primi di settembre mi trasferirò a Mazara del Vallo nella casa dei miei genitori. Nella mia città natale, chiederò al Vescovo Mons. Angelo Giurdanella se potrò essere utile per un servizio pastorale che la mia salute mi permetta di espletare.
Nelle sue esperienze diplomatiche, lei ha girato tre continenti (Africa, Europa, America). Dove è stato più difficile lavorare? Dove c’è più bisogno della Chiesa?
Ho servito la Chiesa, la Santa Sede e il Santo Padre per 35 anni in Corea del Sud, Senegal, Messico, Canada, Libano, Spagna, Consiglio d’Europa a Strasburgo, e come Nunzio Apostolico in Burkina Faso e Niger, e infine in Marocco. Ringrazio il Signore per tutto ciò che ho visto e imparato. Penso che il Vangelo e Gesù Cristo siano ancora validi per gli uomini e le donne di tutti i continenti, e debbano essere maggiormente conosciuti, testimoniati e amati perché Cristo è la risposta ai grandi interrogativi sul senso della vita ed è la nostra unica Speranza.