Torino , lunedì, 4. settembre, 2017 10:00 (ACI Stampa).
È stato un vescovo della Controriforma, ed è il patrono dei giornalisti. San Francesco di Sales (1567-1622) fu però prima di tutto un grande comunicatore, capace di raccontare in modo semplice e chiaro la fede.
Che ci fosse bisogno di raccontare la fede, è un fatto incontrovertibile. Il tempo in cui visse Francesco di Sales fu il tempo in cui la Chiesa affrontava il cataclisma della Riforma, e ripartiva dal Concilio di Trento. Le visite pastorali dei vescovi, l’istituzione dei seminari, la formazione permanente: questi sono i frutti del Concilio di Trento. Qualcosa di molto diverso dalla propaganda che racconta della controriforma come di un periodo cupo.
Francesco di Sales era un nobile sabaudo, e fece studi giuridici a Parigi e Padova prima di scegliere la via del sacerdozio. Fu mandato pastore nello Chablais, in una regione prevalentemente calvinista. La sua attività pastorale fu instancabile. Tanto che fu nominato coadiutore del vescovo di Ginevra, e poi divenne vescovo della diocesi dal 1602 al 1622.
Molte le opere compiute in quegli anni: avviò un istituto femminile aperto a vedove e malati insieme a Santa Giovanna Francesca Freymont, baronessa di Chantal – istituto che poi fu trasformato, su richiesta di Roma, in ordine claustrale della Visitazione di Santa Maria.
Ma, soprattutto, scrisse l’Introduzione alla vita devota, o Filotea, in cui spiegò come anche i laici potevano aspirare alla santità, andando contro la visione comune del tempo.