Roma , mercoledì, 17. febbraio, 2021 15:00 (ACI Stampa).
Quella cattolica latina dell’Iran è una comunità piccola, tra le più piccole comunità cristiane nel territorio dove ci sono anche cattolici caldei e armeni e anche fratelli di altre confessioni cristiane. Ed è lì che l’arcivescovo Dominique Mathieu dovrà portare “la luce del Vangelo”, ha detto il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ordinandolo vescovo il 16 febbraio, festa di San Maruta, patrono dell’Iran.
Francescano conventuale, Mathieu è stato ordinato nella basilica dei Santi Apostoli a Roma, e ha scelto come motto episcopale “Deus Meus in te confido” (Dio mio, in te confido). È chiamato a reggere l’antica diocesi di Ispahan dei Latini, eretta sil 12 ottobre 1629 e arcidiocesi dall’1 luglio 1910, ora unita a Teheran. Una diocesi difficile, senza vescovo da cinque anni. Da quando, per intenderci, il suo predecessore, l’arcivescovo Ignazio Bedini, salesiano, aveva rassegnato le dimissioni per raggiunti limiti di età nel 2015. e con lui erano andati via tutti i salesiani presenti in Iran, nonostante la lunga storia di presenza anche in tempi di rivoluzione khomeneista. In questi cinque anni, amministratore apostolico dell’arcidiocesi sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis è statoil lazzarista Jack Youssef, nato a Teheran nel 1971, dell’eparchia caldea di Teheran.
Sarà un francescano conventuale a far tornare i salesiani nel Paese? Lo sperano i cattolici di Iran, ed è significativo che tra i vescovi co-consacranti ci fosse proprio l’arcivescovo Bediali.
Nella sua omelia, il Cardinale Sandri ha sottolineato che “se consideriamo le nostre forze personali e siamo onesti nel valutarle, cresce la consapevolezza del nostro nulla: è la stessa esperienza dei discepoli nel Cenacolo, che hanno ricevuto l’annuncio della Resurrezione, ma restano chiusi tra loro ancora avvolti dalla paura e dal tentennamento”. Ma – aggiunge, commentando un brano del profeta Geremia – “in un uomo misero e limitato, fiorisce la grazia di Dio e la parola che egli porta è anzitutto quella di una vita abitata dalla presenza del Signore insieme all’annuncio di quanto gli pone sulle labbra Colui che lo invia”.
Ed è quella l’esperienza di San Francesco, di cui il Cardinale Sandri ricorda il viaggio in Terrasanta e l’incontro con il sultano al-Malik al-Kamel. I momenti dell’incontro, tramandati da diverse fonti, “non hanno cambiato le sorti sul campo, ma hanno avuto una forza ben più dirompente, quella del seme, che dice il Vangelo, solo se è posto nella terra e marcisce, germoglia e porta frutto”.