Faenza , lunedì, 31. agosto, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Una Messa di suffragio, ma anche una pubblicazione, un ricordo che è parte di un progetto più ampio: la Diocesi di Faenza – Modigliana ha ricordato lo scorso 29 agosto l’anniversario della morte di uno dei figli più illustri di quella terra, il Cardinale Achille Silvestrini, ma lo ha fatto con lo spirito di guardare al futuro, piuttosto che di ricordare il passato.
E il passato non è certo un passato di poco conto, perché la diocesi ha dato diplomatici e cardinali di altissimo valore alla causa della Chiesa. Per ricordare i più recenti, da Brisighella, il paese dal Cardinale Silvestrini, veniva il Cardinale Lega, morto nel 1935, e poi c’erano stati i due fratelli Cardinali Giovanni e Gaetano Cicognani, nonché il Cardinale Monduzzi. E a Faenza c’era il Cardinale Pio Laghi, che era stato nunzio in Argentina e grande amico del Cardinale Silvestrini che tutti chiamavano “don Achille”.
È proprio la fertilità passata di questa piccola diocesi “bianca” nel centro della rossa Romagna che ha portato il vescovo Mario Toso a pensare ad un progetto che non guardasse solo al passato, ma al futuro.
Per l’anniversario della morte del Cardinale Silvestrini, è stato pubblicato un libro, “Cardinale Achille Silvestrini” (Tipografia Faentina Editrice) che raccoglie testimonianze e ricordi di persone che hanno conosciuto il Cardinale Silvestrini o ne sono stati collaboratori. Tra questi, l’attuale vescovo di Lodi Maurizio Malvestiti, il Cardinale Edoardo Menichelli, che di Silvestrini è stato storico segretario prima di essere chiamato ad una carriera episcopale, ma anche l’arcivescovo Claudio Maria Celli, che con il Cardinale Silvestrini non condivideva solo l’arte diplomatica, ma anche l’impegno a Villa Nazareth. E a Villa Nazareth passò, come tutore degli studenti, anche l’attuale Primo Ministro Giuseppe Conte, che ha siglato la prefazione del volume.
Ma del Cardinale Silvestrini viene anche, e soprattutto, tratteggiato il legame con la sua diocesi e la sua città, mai venuto a mancare, nonostante le sue responsabilità diventassero sempre più grandi. Ed è, questa scelta, un chiaro segnale.