Napoli , giovedì, 15. novembre, 2018 17:00 (ACI Stampa).
Sono passati 85 anni da quando una grande carestia “artificiale” provocò la morte di almeno 7 milioni di persone in Ucraina. Lo chiamano “holodomor”, letteralmente “infliggere la morte mediante la fame”. E sarà a Napoli, con una “divina liturgia da requiem”, che il prossimo 18 novembre l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, commemorerà quello che gli ucraini definiscono a tutti gli effetti come “genocidio”.
Tra il 1932 e il 1933, Stalin fece in modo che l’Ucraina, allora definito granaio di Europa, non avesse approvvigionamenti di cibo, con lo scopo di sottomettere la popolazione ucraina rurale. Il bilancio di morte causato da questa carestia è impressionante: solo nella primavera del 1933, si stima siano morte 17 persone al minuto, 1000 l’ora, quasi 25 mila al giorno. La maggior parte delle vittime erano bambini.
Una tragedia che è stata praticamente dimenticata tra le pieghe della storia. “Il dovere del popolo ucraino – sottolinea l’arcivescovo maggiore Shevchuk – è di raccontare una verità incredibilmente censurata per settant’anni. Vogliamo raccontare gli anni terribili della dittatura sovietica e la durissima carestia degli inizi degli anni Trenta, quando il nostro Paese, considerato ‘granaio d’Europa’, non riuscì più a sfamare i propri figli, che morirono a milioni. Vogliamo dare il dovuto tributo alla memoria dei milioni di vittime innocenti, uomini, donne e bambini, che perirono di fame e agonizzarono, mentre quelli ancora vivi non avevano neppure le forze fisiche per seppellirli”.
Perché Stalin decise di punire la popolazione ucraina? Perché l’Ucraina, con il suo sistema economico moderno, metteva a rischio l’idea di collettivizzazione socialista. Un dramma esistenziale per i sovietici. Si cominciò con una campagna contro i kulaki, i contadini ricchi, che venivano deportati in Siberia se non accettavano di farsi confiscare fattorie e terreni, e di unirsi ai kolchoz, le fattorie collettive.
Quindi, il 7 agosto 1932 fu emanata la “Legge delle Cinque spighe”, che decretava il carcere per quanti tenevano per loro un pugno di grano dopo il calcolo del raccolto. Nell’agosto 1933, il regime staliniano cominciò a trasferire i contadini dalle fattorie collettive di Russia e Bielorussia nei villaggi ucraini, e lì morirono tutti per fame.