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Ucraina, perché c’era una delegazione di Costantinopoli a Kyiv?

Nei giorni in cui la Rada approvava la legge che rendeva fuorilegge il Patriarcato di Mosca, c’era una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli a Kyiv. Ecco perché

Patriarcato Ecumenico | I tre membri della delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli a Kyiv | Orthodox Times Patriarcato Ecumenico | I tre membri della delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli a Kyiv | Orthodox Times

Era una visita programmata, su invito del presidente Volodymir Zelensky, quella della delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli a Kyiv. Tre membri (due sacerdoti, un diacono), tutti di origine ucraina, che hanno rappresentato Bartolomeo I alle celebrazioni per il 33esimo anniversario di indipendenza, ma che hanno anche provato a ricucire le relazioni religiose su un territorio in cui la religione è diventata uno strumento politico.

E, in effetti, in maniera casuale, la delegazione di Costantinopoli si è trovata in città proprio nel periodo in cui la Rada, il Parlamento ucraino, andava ad approvare la legge 8371, che va a sciogliere ogni organizzazione religiosa in Ucraina che abbia un centro di comando all’estero e una affiliazione con Mosca.

Una legge di guerra, che risponde alla preoccupazione dei proclami di “guerra santa” da parte del Patriarcato di Mosca, e che però ha anche vari problemi dal punto di vista dei diritti umani. Perché le organizzazioni religiose, in fondo, non sono sistemi politici. E così, le Chiese cristiane in Ucraina, pur comprendendo i rischi, hanno comunque appoggiato l’idea di fondo della legge che non ci debba essere una Chiesa nazionale, chiedendo di fatto anche alle Chiese in Ucraina di non essere nazionaliste.

Sono tutte sfumature che si inseriscono in una situazione molto complessa. La decisione di Costantinopoli di garantire un tomos (documento) di autocefalia alla Chiesa Ortodossa Ucraina, dando così all’Ucraina una Chiesa nazionale, ha dato vita alle vibrate proteste di Mosca, che considerano l’Ucraina come proprio territorio canonico, ed anche uno stop nel dialogo ecumenico, perché Mosca non ha più voluto partecipare a tavoli dove fosse anche Costantinopoli.

Anche questa situazione pesa sulla guerra in Ucraina, e diventa un fatto politico che porta il Patriarcato di Mosca a schierarsi dalla parte russa e le Chiese locali a temere l’ingerenza russa.

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Così, la visita della delegazione di Costantinopoli serve, in qualche modo, a cercare di smorzare le tensioni. La delegazione era composta da: il metropolita Ilarion (Ohijenko), arcivescovo di Winnipeg e primate della Chiesa ortodossa ucraina del Canada, il metropolita Job (Getča) di Pissidia e il diacono patriarcale Epiphanios (Kamjanovič).

La visita è stata accompagnata da una telefonata del presidente Zelensky al patriarca Bartolomeo il 21 agosto, durante la quale – si legge in un comunicato di Costantinopoli – “il presidente lo ha ringraziato personalmente per aver inviato una delegazione patriarcale ufficiale per partecipare all’anniversario nazionale dell’indipendenza dell’Ucraina il 24 agosto, ma anche per la calorosa accoglienza riservata ai suoi rappresentanti”. Zelensky ha anche incontrato personalmente la delegazione.

Da parte sua, Bartolomeo ha ringraziato Zelensky della comunicazione e ha “auspicato che la pace venga presto ristabilita in Ucraina, ribadendo il sostegno indiviso del Patriarcato Ecumenico al caro popolo ucraino”.

Il 22 agosto, la delegazione ha incontrato il metropolita Epifanìj (Dumenko), primate della Chiesa ortodossa d’Ucraina (OCU − Orthodox Church of Ukraine), ed altri rappresentanti dell’OCU, e, successivamente, il metropolita Onufrij (Berezovs’kij), a capo dell’UOC, ed altri rappresentanti dell’UOC

Tra i momenti importanti della visita della delegazione, l’incontro con Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, avvenuto il 23 agosto. La Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che ha vissuto in diaspora il periodo sovietico, è in unione con Roma, ma considera il Patriarcato Ecumenico come sua Chiesa madre. È una Chiesa sui iuris e locale, ma con un profilo internazionale, e funge da ponte tra mondo orientale e mondo occidentale.

Secondo un comunicato della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, Shevchuk ha accolto “calorosamente” la delegazione, sottolineando che il loro compito è “anche quello di promuovere la comprensione, la pace e l’unità della Chiesa ortodossa ucraina”.

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In seguito a una breve preghiera nella Cattedrale, i membri della delegazione hanno visitato

i sotterranei, che servono come rifugio per abitanti di Kyiv dall’inizio della guerra su larga

scala, e hanno pregato nella cripta per il riposo eterno di Sua Beatitudine Lubomyr Husar.

Sua Beatitudine Sviatoslav ha anche mostrato agli ospiti l’edifici della Curia arcivescovile

maggiore, che durante la guerra sono diventati un centro di servizio sociale, come pure la

nuova sala sinodale.

“Durante un incontro privato – sottolinea ancora la Chiesa Greco Cattolica Ucraina - sono stati discussi importanti temi del dialogo interecclesiale a livello globale e locale, delle relazioni tra Stato e Chiesa in Ucraina, del ruolo della Chiesa nella società ucraina e altri argomenti”.

In particolare, Shevchuk ha posto attenzione “sulle principali sfide che le Chiese in Ucraina stanno affrontando durante la guerra e ha sottolineato la necessità di lottare principalmente per i templi delle anime umane e ha espresso preoccupazione per una possibile secolarizzazione post-bellica”.

Shevchuk ha anche ringraziato Bartolomeo per aver appoggiato l’appello “tutti per tutti” per uno scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina – lanciato da Papa Francesco già nell’Urbi et Orbi di Pasqua.