Con il tempo, poi, ci si rivolgeva sempre più al vescovo di Roma da tutte le Regioni dell’Europa per affari ecclesiastici e anche per questioni politiche, e per le risposte i Papi si servivano di collaboratori esperti, come i Cappellani Papae che erano consiglieri speciali, mentre trattavano personalmente le cose più importanti, servendosi sempre più di collaboratori esperti come i Cardinali.
Si formarono così, nella Curia papale, organismi sempre più stabili per trattare i vari affari, nati intorno ad esigenze concrete. È il motivo per cui le Congregazione, che nella Pastor Bonus sono i dicasteri più importanti, sono cronologicamente gli ultimi a nascere, mentre tra i primi uffici ci sono i Tribunali, perché le materie giuridiche, disciplinari, organizzative e anche economiche presentavano necessità di interventi continui, mentre per le questioni dottrinali si utilizzavano soprattutto i Concili.
La riforma Sistina
Insomma, alla prima Riforma della Curia, promulgata da Sisto V nel 1588 con la Costituzione apostolica “Immensa Aeterna Dei”, la Curia romana si presenta con una serie di uffici (la Cancelleria, la Camera Apostolica, la Dataria Apostolica e la Camera Secreta, sorta dopo lo scisma di occidentale per gestire i sempre più difficili rapporti della Chiesa con gli Stati) e di tribunali (la Penitenzieria, la Rota, la Signatura) e con le segreterie dei brevi e delle lettere latine.
Sisto V decide di istituire 15 Congregazioni di Cardinali.
Otto riguardano la vita interna della Chiesa: la Congregatio Pro Sancta Inquisizione, istituita già nel 1542; la Congregatio Pro Signature Gratiae, per la Concessione delle grazie in via amministrativa; la Congregatio Pro Erectione Ecclesiarum et Provisionibus Concistorialibus, che tratta tutte le questioni su diocesi e provvigione decise nei concistori segreti; la Congregatio pro sacris ritibus et cerimoniis, che tratta di tutti i riti, incluse le canonizzazioni; la Congregatio pro Indice Librorum Prohibitorum; Congregatio pro executione et interpretatione Concilii Tridentini, già fondata nel 1564; Congregatio pro Consultationibus Regularium; Congregatio pro consultationibus episcoporum et aliorum prelatorum.
Due sono Congregazioni di tipo culturale: la Congregatio pro Universitate Studii Romani; la Congregatio pro typographia Vaticana.
Le restanti cinque riguardavano la gestione “civile” dello Stato vaticano: la Congregatio pro ubertate annonae Status ecclesiastici, per l’approvvigionamento di Roma e di tutto lo Stato Pontificio; Congregatio pro classe paranda et servanda ad Status Ecclesiastici defensionem; la Congregatio pro Status Ecclesiastici gravaminibus sublendas, per la riscossione delle tasse; la Congregatio pro viis, pontibus et acquis curandis, che prevede sei cardinali preposti a curare il bene pubblico di energia, ponti ed acqua – una congregazione profetica in tempi di Laudato Si; e la Congregatio pro consultationibus negociorum Status Ecclesiastici, che è una istanza di appello civile per le questioni dello Stato.
Si tratta di una riforma che ha come fondamento il Primato Pontificio, e che non è integrale e generale, ma solo parziale, perché rimangono in vita tutti gli organismi e le istituzioni della Curia non compresi nella Immensa Aeterni Dei.
È una riforma, in sintesi, che riadatta organismi già esistenti, che non ha ancora chiara la distinzione che si svilupperà solo in seguito tra Congregazioni Tribunali ed Uffici, che l’autorità delegata o vicaria è detenuta solo dai cardinali.
La Riforma Piana di Pio X
Ci vogliono tre secoli prima che si faccia una seconda riforma, frutto anche di cambiamenti che sono avvenuti nel mondo, a causa dei movimenti eretici e scismatici, ma anche dalla secolarizzazione e dalle correnti anti-romane, e infine l’occupazione dello Stato pontificio.
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Insomma, la Riforma Piana di Pio X, nel 1908, non arriva dal nulla. Alcune congregazioni si sono sviluppate, altre sono state create ex novo come la Congregatio de Propaganda Fide, creata nel 1568 da Pio V in due rami, per le terre transmarine e per le terre distaccatesi dalla Chiesa cattolica in Europa, e completata da Gregorio XIII con una Congregazione per le Chiese scismatiche orientali.
Curioso il fatto che la nuova Congregazione non veniva inglobata nella Riforma Sistina, pur acquisendo sempre più importanza. Succede anche oggi, con molti degli organismi creati nel percorso di riforma di Papa Francesco che non sono stati inclusi nella Pastor Bonus, e che tuttora appaiono come scollegate dal panorama generale della Curia, sebbene funzionanti e oggetto di un rapporto di progressi di Cardinali.
Si arriva alla Riforma Piana soprattutto perché, dopo l’occupazione dello Stato Pontificio, i dicasteri che si occupavano dei beni e delle attività della vita della Chiesa, nonché quelli di natura ecclesiastica ma con rapporti con il potere temporale cessano praticamente le attività, mentre nasce l’esigenza di provvedere alle necessità economiche e finanziarie della Chiesa.
Sono tra i presupposti che portano Pio X a pensare ad una riforma non parziale come quella di Sisto V, ma integrale. La Costituzione Sapienti Consilio abolisce infatti tutto ciò che non vi sia menzionato.
La riforma esclude tutti gli organismi non direttamente ecclesiastici, e afferma per la prima volta in maniera formale le categoria nelle quali sono inquadrati in seguito i dicasteri della Curia Romana: Congregazioni, tribunali e uffici, con le loro funzioni dottrinali, disciplinari, giudiziarie amministrative. La Sapienti Consilio stabilisce anche che tutti i collaboratori curiali sono nominati direttamente dal Papa, anche se solo le nomine dei massimi dirigenti sono pontificie, mentre la scelta dei posti inferiori è lasciata ai dirigenti del rispettivo dicastero.
Soprattutto, la Sapienti Consilio disciplina, con norme generali e speciali, il lavoro dei singoli dicasteri. Poco è lasciato all’arbitrio dei Moderatori dei Singoli dicasteri.