Città del Vaticano , sabato, 24. ottobre, 2015 20:36 (ACI Stampa).
Un testo che a volte ha il sapore della sociologia, e che però accetta il suggerimento di uno dei circoli minori di introdurre un capitoletto dedicato alla pedagogia divina. La prima parte della relazione finale al Sinodo – ma poi si dovrà vedere se ci sarà un documento del Santo Padre – trova molto consenso dai padri sinodali quando parla di accompagnare e stare vicino alle famiglie in difficoltà. Ma diventa più complessa nel momento in cui si parla della pienezza ecclesiale della famiglia, e si affrontano le sfide difficili. In sintesi, c’è una grande fotografia delle difficoltà della famiglia. E una esaltazione di quelle famiglie che davvero rispondono al disegno di Dio.
Due i punti che riscuotono meno consenso. Il punto 53, in cui si parla della “grazia della conversione e del compimento,” ottiene 244 voti a favore e 13 contro. Si parla di una Chiesa che “sente il dovere di accompagnare” la separazione, con particolare attenzione “ai figli, che sono i primi colpiti dalla separazione,” chiede “la conversione” per quelli “che partecipano alla sua vita in modo imperfetto,” (ovvero coloro che vivono una seconda unione dopo il matrimoni) e “li incoraggia a compiere il bene” e a “mettersi al servizio della comunità nella quale vivono e lavorano.” Si chiede il coinvolgimento delle persone nelle diocesi. E si sottolinea che “le coppie devono essere informate sulla possibilità di ricorrere al processo di dichirazione di nullità del matrimonio”.
Ancora meno consenso ottiene il punto immediatamente successivo, che prende 21 voti contrari e 236 a favore. Si parla di una unione che “raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico,” che può “essere vista come un’occasione da accompagnare il sacramento del matrimonio, laddove questo sia possibile”. In pratica, si invita a considerare il “fenomeno emergente” dei matrimoni civili, e si chiede “speciale attenzione pastorale” per i fedeli che hanno stabilito una nuova unione
In generale, il documento comincia con una fotografia sociologica, che definisce la situazione della famiglia nel contesto culturale. Subito si ringrazia il Signore “per la generosa fedeltà con la quale tante famiglie cristiane rispondono alla loro vocazione e missione, anche dinanzi a ostacoli, incomprensioni e sofferenze.” Il documento definisce le famiglie di oggi come “discepoli missionari,” e stabilisce che “la famiglia basata sul matrimonio dell’uomo e della donna è il luogo magnifico e insostituibile dell’amore personale che trasmette la vita.” Insomma, “l’amore non si riduce all’illusione de momento, l’amore non è fine a se stesso, l’amore cerca l’affidabilità di un tu personale.”
Il documento mette in luce i “cambiamenti antropologici culturali” in cui “gli individui sono meno sostenuti che in passato dalle strutture sociali nella loro vita affettiva e familiare,” e nota “l’individualismo esasperato,” che toglie forza ad ogni legame dato che tutti si costruiscono “secondo i propri desideri.” È il primo accenno al “no” deciso all’ideologia del gender, che si trova con forza nel documento.