Città del Vaticano , sabato, 24. ottobre, 2015 20:09 (ACI Stampa).
“In tutto il mondo, nella realtà delle famiglie, possiamo vedere tanta felicità e gioia, ma anche tante sofferenze e angosce. Vogliamo guardare a questa realtà con gli occhi con cui anche Cristo la guardava quando camminava tra gli uomini del suo tempo. Il nostro atteggiamento vuole essere di umile comprensione”. E’ l’incipit della terza parte del documento finale della XIV Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicata alla missione della famiglia.
Particolare attenzione viene dedicata alla situazione delle famiglie ferite. I divorziati risposati non sono elementi estranei alla Chiesa tuttavia - spiegano i Padri Sinodali - “devono evitare ogni occasione di scandalo”. I sacerdoti devono “accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo. In questo processo sarà utile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento”. Il Sinodo ammette di non poter applicare un criterio di carattere generale e propone la via dell’esame caso per caso: una strada che responsabilizza ulteriormente i vescovi diocesani. Ai divorziati risposati si chiede dunque un percorso di pentimento attraverso il ricorso al sacramento della riconciliazione.
Ai coniugi che hanno sperimentato il fallimento del matrimonio la Chiesa chiede rispetto reciproco, soprattutto nei casi in cui ci siano dei figli che non devono subire ulteriori e dolorose conseguenze di questa situazione.
C’è poi il riferimento alla riforma dei processi di nullità matrimoniale approvata recentemente dal Papa. “La verifica dell’invalidità del matrimonio - suggerisce il Sinodo - rappresenta una via da percorrere”.
Un plauso invece arriva per chi - pur sperimentando il fallimento delle nozze - non ha intrapreso una nuova unione, rimanendo fedele al vincolo sacramentale.