Città del Vaticano , sabato, 26. ottobre, 2019 21:30 (ACI Stampa).
Il Documento finale sul Sinodo speciale dell'Amazzonia, convocato da Papa Francesco, è stato ufficialmente diffuso e pubblicato. Sono cinque i capitoli in spagnolo accomunati da una parola: conversione. La Chiesa intera è chiamata ad una conversione integrale, pastorale, culturale, ecologica, sinodale. E' questa la parola chiave.
"Il Sinodo si è svolto in un clima fraterno e di preghiera", così riporta l'Introduzione del Documento che spiega l'atmosfera in cui hanno vissuto i 184 padri sinodali, i quali hanno poi deciso e argomentato le 120 proposizioni nel Documento.
Il primo capitolo "Amazzonia: dall'ascolto alla conversione integrale" ricorda che "Cristo indica l'Amazzonia". "L'acqua e la terra di questa regione nutrono e sostengono la natura, la vita e le culture di centinaia di comunità indigene, contadini, meticci, coloni, popolazioni che vivono sulle rive dei fiumi. L'Amazzonia oggi è tuttavia una bellezza ferita e deformata, un luogo di dolore e violenza - si legge nei primi paragrafi del Documento nel primo capitolo - gli attacchi alla natura hanno conseguenze per la vita dei popoli". E sempre nel primo capitolo - proposizione 15 - è evidenziato il ruolo della Chiesa in queste terribili difficoltà: "La Chiesa nel suo processo di ascolto del grido del territorio e del grido dei popoli deve fare memoria dei suoi passi. Nel momeno attuale, la Chiesa ha l'opportunità storica di prendere le distanze dalle nuove potenze colonizzatrici ascoltando i popoli amazzonici per esercitare in modo trasparente la sua attività profetica". Per questo nel Documentosi ribadisce che siamo "tutti chiamati ad una conversione integrale".
Nel secondo Capitolo la Chiesa amazzonica è chiamata ad un "nuovo cammino di conversione pastorale". E con questo spirito vengono letti i successivi paragrafi: per una Chiesa in uscita missionaria, una Chiesa samaritana, misericordiosa, solidale. Ma soprattutto una Chiesa ne dialogo ecumenico, interreligioso e culturale, come si legge nella proposizione 23: "La realtà multietnica, multiculturale e multireligiosa dell'Amazzonia richiede un atteggiamento di dialogo aperto, riconoscendo anche la molteplicità degli interlocutori: i popoli indigeni, gli abitanti dei fiumi, i contadini, le altre Chiese cristiane e denominazioni religiose, le organizzazioni della società civile...". La proposizione 25 sottolinea: "In Amazzonia il dialogo interreligioso si svolge soprattutto con le religioni indigene e i culti afro-discendenti. Queste tradizioni meritano di essere conosciute, comprese nelle proprie espressioni e nel rapporto con la foresta e madre terra".
Sempre nel secondo capitolo c'è in particolare l'invito alla missione, "tutti i battezzati dell'Amazzonia sono chiamati ad essere discepoli missionari". La proposizione numero 27 sottolinea: "E' urgente dare alla pastorale indigena il suo posto specifico nella Chiesa. In questo contesto come Chiesa è ancora necessario creare o mantenere un'opzione preferenziale per le popolazioni indigene, in virtù della quale gli organismi diocesani di pastorale indigena devono essere costituite e consolidate con rinnovata azione missionaria, che ascolti, dialoghi, si incarni e assicuri una presenza permanente".