Roma , martedì, 8. febbraio, 2022 18:00 (ACI Stampa).
In Ucraina non c’è una guerra religiosa. Anzi, le confessioni religiose si stanno impegnando per mantenere la pace religiosa, fanno iniziative insieme, e questo nonostante l’Ucraina sia al centro non solo di un conflitto militare, ma anche di uno scontro ecumenico da quando il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha concesso l’autocefalia alla Chiesa Ortodossa Ucraina, creando così una Chiesa nazionale ortodossa sganciata dal Patriarcato di Mosca. Ma questo non cambia il lavoro sul territorio, spiega l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo e padre della Chiesa Greco Cattolica Ucraina.
In una conversazione di circa un’ora con i giornalisti organizzata dall’associazione Iscom, la guida della più grande delle Chiese cattoliche sui iuris dà un quadro della situazione generale in Ucraina; spiega il lavoro delle Chiese, e in particolare quello del Consiglio delle Chiese e delle Organizzazioni religiose in Ucraina e il senso dell’attività diplomatica della Santa Sede; annuncia di sperare in un viaggio del Papa nel Paese, perché gli occhi del mondo si possano posare sull’Ucraina e per risvegliare un senso religioso.
Senso religioso che comunque nel Paese è cresciuto negli ultimi anni. Il Razumov Center, un centro di studi sociologici collegato con la Fondazione Konrad Adenauer, ha rilevato che la società ucraina ha un alto livello di religiosità, cresciuto nel corso degli anni: nel 2000, il 58 per cento della popolazione si definiva credente, nel 2010 già i credenti erano aumentati al 71 per cento della popolazione. C’è, comunque, una differenza di religiosità, perché sono più credenti le zone a Ovest e a Sud che non quelle ad Est, tradizionalmente più vicine all’Unione Sovietica.
Ma sono dati che raccontano quanto importante è il ruolo delle religioni sul territorio, specialmente in una situazione difficile come quella attuale. L’arcivescovo maggiore nota che ci sono circa 150 mila truppe russe dislocate verso i confini dell’Ucraina, in una situazione sempre più problematica con la Russia. L’Ucraina, d’altronde, si trova in conflitto dalla cosiddetta “Rivoluzione della Dignità”, cui ha fatto seguito l’annessione della Crimea da parte della Russia e anche l’autoproclamazione di due repubbliche al confine (il Donbass e il Luhansk) dove continuano scaramucce militari.
Quella ucraina è una popolazione che vive stremata dalla guerra, messa ancora più in crisi dall’aumento del prezzo del gas, colpita dai danni psicologici collaterali al conflitto, e vittima tra l’altro di una guerra dell’informazione che porta a rapporti non veritieri sulla situazione nel territorio.