Città del Vaticano , sabato, 23. novembre, 2019 13:00 (ACI Stampa).
Oggi, 23 novembre, ricorre la memoria di uno dei primi papi della storia: San Clemente Romano. Morto intorno all’anno 100 d.C. Papa Clemente è venerato come santo e martire sia dalla Chiesa cattolica che da quella ortodossa.
Della vita di questo pontefice si sa ben poco. Gli studi più recenti sembrano confermare la sua discendenza da una famiglia di origine ebraica, e che abbia fatto parte come liberto ebreo della casa di Tito Flavio Clemente, martirizzato da suo cugino e imperatore Domiziano (81-96 d.C.).
Secondo una leggenda, riportata negli Acta Sanctorum (una raccolta della vita dei santi del XVII-XVIII secolo), durante l’impero di Traiano (98-117) Papa Clemente fu condannato all’esilio in Crimea e costretto ai lavori forzati nelle miniere, dopo la sua attività apostolica nei ranghi più alti dell’aristocrazia romana. E il suo fervore missionario tra i soldati e i compagni di prigionia fu proprio una delle cause che lo portarono al martirio.
La sua fama e il successo ottenuto dall’attività apostolica si scontrarono ben presto con quella dei romani, i quali gli legarono un’ancora al collo e lo gettarono nel Mar Nero. Qualche tempo dopo le acque si ritrassero rivelando una tomba costruita dagli angeli i quali avevano recuperato il corpo di San Clemente, dandogli una degna sepoltura in una piccola isola. Da allora in poi una volta all’anno, per un miracoloso ritirarsi del mare, questa tomba riappariva all’intera popolazione. Ed è proprio in una di queste occasioni - narra ancora la leggenda - un bambino fu inghiottito dall’ondata del mare, ma solo per essere ritrovato l’anno successivo sano e salvo nella tomba sommersa nell’acqua.
Questo racconto ebbe un tale successo tanto da indurre, 700 anni più tardi, i Santi Cirillo e Metodio - gli apostoli Slavi - ad intraprendere la ricerca del corpo di San Clemente nella regione del Mar Nero. Questo avvenne a seguito della loro missione evangelizzatrice in Moravia voluta dall’imperatore bizantino Michele III.