Roma , venerdì, 23. ottobre, 2020 9:00 (ACI Stampa).
Una vita centrata sull’Eucarestia, quella del Beato Carlo d’Austria, l’ultimo imperatore cattolico, di cui si celebra la memoria il 21 ottobre. Una scelta insolita, quella del 21 ottobre, perché nel beatificarlo Giovanni Paolo II scelse come giorno della memoria la data del giorno del matrimonio con Zita di Borbone-Parma, e non quello della morte come di consueto. Tradendo così, di fatto, il suo grande progetto: quello, un giorno, di avere i due ultimi imperatori cattolici beati insieme, festeggiati nello stesso giorno e proclamati patroni della famiglia di Europa.
Quello legato a Giovanni Paolo II è solo uno dei tanti aneddoti che circondano la vita di Carlo di Asburgo. Nel giorno della sua memoria, la delegazione romana della Unione di Preghiera Beato Carlo per la pace e la fratellanza tra i popoli, conosciuta con il nome austriaco di Gebetsliga, ha fatto celebrare proprio lo scorso 21 ottobre, una Messa nella Chiesa di Santa Maria dell’Anima, “la nostra casa”, come la ha definita nell’omelia monsignor Michael Max, rettore del Pontificio Collegio Teutonico di Santa Maria dell’Anima.
Durante una Messa molto partecipata, alla presenza di Eduard Habsburg ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede e discendente e devoto del Beato Carlo, monsignor Max ha tratteggiato la personalità del beato Carlo, la ha definita come una personalità centrata sulla parola di Dio, ha ricordato la sua vita famigliare esemplare.
Ci sarebbe molto di più ancora di raccontare dell’ultimo imperatore cristiano. Il 21 ottobre non è solo la data del suo matrimonio, ma anche il giorno in cui per la seconda volta, in Ungheria, tentarono di ripristinare l’impero dopo che questo era stato dissolto alla fine della Prima Guerra Mondiale, e in quel giorno l’imperatore atterrò allora vicino a Budapest dal suo esilio.
La vita del Beato Carlo, però, non può essere considerata la vita di un reale, quanto la vita di un uomo fedele prima di tutto all’Eucarestia. Lo sapeva madre Vincenzia, una mistica che dal Venerdì Santo alla domenica di Pasqua soffriva in estasi la passione di Cristo, e che era in contatto l’arciduchessa Maria Giuseppina, madre di Carlo e con padre Norberto Geggerle, il suo insegnante di religione. A loro, disse che si sarebbe dovuto pregare per il bambino, che all’epoca aveva 9 anni, perché sarebbe diventato un giorno imperatore ma avrebbe sofferto molto.