Città del Vaticano , mercoledì, 9. maggio, 2018 14:00 (ACI Stampa).
La necessità di operare per la riconciliazione e così costruire la nazione. Il rapporto con la vicina Cina, così influente anche nel loro Stato. Il tema dei Rohingya, ma anche quello del conflitto nello Stato del Kachin, con la richiesta che se ne parli ad un Angelus: questi i temi dell’incontro 'ad limina' dei vescovi del Myanmar con Papa Francesco, che si è tenuto l'8 maggio.
Lo ha raccontato ad ACI Stampa il Cardinale Charles Bo di Yangon. Affabile, ma determinato, il Cardinale Bo propiziò l’apertura delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Myanmar e, alla vigilia del viaggio di Papa Francesco nella sua nazione, venne a Roma e chiese al Papa di non menzionare la parola Rohingya nei suoi discorsi, ma anche di includere un incontro con i leaders del dialogo tra le religioni e uno con il generale Min Aung Hlaing, comandante in capo dei Servizi di Difesa.
Ora, quelle iniziative danno frutti, hanno detto i vescovi del Myanmar al Papa durante l’incontro.
Cardinale Bo, ci cosa avete parlato con Papa Francesco?
L’incontro è durato circa un’ora e mezza, ed è stato un incontro molto spontaneo. Abbiamo prima di tutto ringraziato il Papa per il suo viaggio in Myanmar dal 27 al 29 novembre dello scorso anno. Gli abbiamo che la sua visita ha avuto un grande impatto in tutta la nazione. In particolare, il fatto che il Papa abbia incontrato i militari permette alla Chiesa cattolica di essere più riconosciuta in questa nazione: i vescovi hanno un accesso più semplice ad ottenere incontri con i militari, e questo ci fa molto felici. Ma la visita del Papa ha anche toccato le persone, che hanno sviluppato una maggiore riflessione su alcuni temi.