Qualche cifra del Rapporto IOR 2018: al 31 dicembre 2018, l’attivo di stato patrimoniale dello IOR ammontava a 2,8 miliardi di euro, 0,2 miliardi di euro in meno del 2017. Il patrimonio netto era di 654,6 milioni di euro, anche questi in sensibile calo dal 2017.
Sul lato dei passivi, ci sono 2 miliardi di euro di debiti verso l’utenza, anche questi in calo. È calata la raccolta della clientela e si è ridotta di 47,3 milioni di euro la liquidità depositata dalle Gestioni Patrimoniali. La causa – spiega il direttore generale Gianfranco Mammì – “è da imputarsi ai ritiri da parte di alcuni clienti per le loro attività istituzionali”.
Un dato, questo, che lascerebbe pensare che lo IOR non è più un istituto privilegiato per alcune attività istituzionali.
Altre cifre: i clienti dello IOR sono 14.953. La clientela è così composta: ordini religiosi (53%), dicasteri della curia romana, uffici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e nunziature apostoliche (12%), conferenze episcopali, diocesi e parrocchie (9%); enti di diritto canonico (8%), cardinali, vescovi e clero (8%), dipendenti e pensionati vaticani (8%); altri soggetti, comprese le fondazioni di diritto canonico (2%).
La clientela rappresenta 5 miliardi di risorse finanziarie (erano 5,3 miliardi nel 2017). Di queste risorse, 3,2 miliardi sono risparmi.
Come si arriva a 5 miliardi di euro? Spiega il direttore generale Mammì: “Al 31 dicembre 2018, il valore netto dei fondi in deposito era pari a 1,8 miliardi di Euro (2017: 1,8 miliardi di Euro), il valore netto delle attività detenute nei portafogli gestiti era pari a 2,9 miliardi di Euro (2017: 3,0 miliardi di Euro) e il valore netto in portafogli in custodia e amministrazione era pari a 377,5 milioni di Euro (2017: 474,6 milioni di Euro)
Lo IOR vanta di aver distribuito 637 milioni di utili e di aver ottimizzato i costi, che ora ammontano a 17 milioni di euro, mentre nel 2017 erano 19 milioni di euro, nel 2016, 20 milioni di euro e nel 2015, 24 milioni di euro, dato quest’ultimo che includeva “diversi costi una tantum”.
Il comunicato stampa dello IOR sottolinea che “nel 2018 l’Istituto ha altresì: affinato ulteriormente l’integrazione di criteri negativi e positivi di screening per la selezione delle attività finanziarie in cui realizzare investimenti coerenti con l’etica cattolica, selezionando esclusivamente imprese che svolgono attività conformi alla Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica; continuato a realizzare investimenti tesi a favorire lo sviluppo dei paesi più poveri, nel rispetto di scelte coerenti con la realizzazione di un futuro sostenibile per le generazioni future; contribuito alla realizzazione di numerose attività di tipo benefico e sociale, sia attraverso donazioni di carattere finanziario, sia tramite concessioni in locazione a canone agevolato o comodato d’uso gratuito di immobili di sua proprietà a enti con finalità sociali”.
Il Cardinale Santos y Avril spiega nell’introduzione del rapporto che il bilancio positivo è “discretamente soddisfacente” se si considerano “le circostanze”, e in particolare “una fase di riassestamento e di chiarimenti che a volte implicano anche dei sacrifici”.
Tra i dati positivi, il Cardinale Santos nota l’adesione dello Stato della Città del Vaticano alla Single Euro Payment Area (SEPA). Questo facilita le operazioni finanziarie tra quanti aderiscono all’area, perché per i Paesi aderenti non c’è più distinzione tra pagamenti nazionali e transfrontalieri. Si tratta di avere costi abbattuti e migliori servizi. In particolare, è stato assegnato anche un IBAN vaticano.
C’è da notare, però, che l’uso dell’IBAN non avrà luogo prima di novembre, nonostante la Santa Sede sia stata ammessa nell’area già da marzo. Questo perché servono dei particolari requisiti finanziari e tecnici. L’adesione agli schemi di pagamento SEPA potrebbe riguardare non solo l’Istituto per le Opere di Religione (IOR), quale istituzione finanziaria, ma anche l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), in questo secondo caso nella veste di “organo governativo” finanziario.
Dettagli che dimostrano come ci sia ancora del lavoro da fare. Monsignor Giovambattista Ricca, prelato dello IOR (ovvero, figura di raccordo tra la Commissione Cardinalizia e la Commissione di Sovrintendenza) minimizza il calo degli utili, afferma che “le cose umane vanno così” e nota che l’aspetto positivo è quello di far notare la “secondarietà dell’Istituto e tenerlo al suo posto”.
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Il presidente de Franssu nota la congiuntura negativa, ma sostiene che i risultati finanziari stanno anche a mostrare “il continuo impegno intrapreso dal 2014 da questo Consiglio e dalla Direzione volto a rendere lo IOR un istituto finanziario migliore, più vicino ai suoi clienti con forti principi etici, prodotti di maggiore livello, procedure e standard di controllo in linea con le migliori pratiche internazionali”.
Tra le iniziative adottate, de Frannsu sottolinea in particolare quelle per “sviluppare le competenze e l’integrità professionale dei dipendenti di garantire che ogni decisione sia guidata da un senso di responsabilità etica”, motivo per cui “il Comitato Risorse Umane e Remunerazione è stato trasformato in Risorse Umane, Remunerazione ed etica” con lo scopo di agire “come guida per le azioni e le decisioni dello IOR data la sua missione e i suoi valori”, supportato dal “codice di condotta dell’Istituto, dal Comitato per il Whistleblowing e dalle politiche relative ai conflitti d’interesse e alle transazioni personali”.
Non ci sono sostanziali novità nella struttura dell’Istituto: erano stati istituiti tre sottocomitati per il Controllo Rischi, le Risorse Umane e Remunerazione e gli Illeciti Passati. Quest’ultimo ha esaurito le sue funzioni a fine gennaio 2017, e allora al suo posto è stato creato il Comitato di Business Transformation Strategy per “indirizzare i cambiamenti necessari in termini di prodotti e di servizi offerti ai clienti”. Sono ancora questi i tre comitati considerati.
In generale, l’Istituto ha fatto donazioni per rispondere a richieste di aiuto, ma ha anche concesso immobili di sua proprietà in territorio italiano in comodato d’uso gratuito o con affitto agevolato per enti con finalità sociali.
Le erogazioni sono state decise dal Comitato di Beneficenza, presieduto dal Prelato e composto da dirigenti e impiegati dell’Istituto.
Lo IOR ha anche due fondi: il Fondo Opere Missionarie, usato per “elargizioni a congregazioni e istituti che svolgono attività missionarie di carità”, approvate da una commissione; e il Fondo Santa Messe, utilizzato per “elargizioni ai sacerdoti finalizzati a Sante Messe”.