Città del Vaticano , lunedì, 16. marzo, 2020 9:00 (ACI Stampa).
Benedetto XV aveva anche l’idea di scrivere una enciclica sulla pace, con un particolare focus sui nuovi armamenti. E l’idea fu discussa in una delle sedute della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, l’organismo che ai tempi di Papa Dalla Chiesa fungeva da “ministero degli Esteri” vaticano.
La rivelazione, in un libro, “A politics of peace” (Edizioni Studium), scritto dallo studioso e sacerdote maltese Nicholas Joseph Doublet. Il libro è uno studio sul lavoro della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari durante il pontificato di Benedetto XV, che va dal 1914 al 1922.
Sembra uno studio molto particolare e specialistico sul pontificato del Papa famoso per l’appello contro l’inutile strage. In realtà, proprio attraverso gli atti della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari si possono capire molte delle chiavi della diplomazia pontificia di oggi.
Anche perché il periodo di Benedetto XV fu un periodo straordinariamente difficile: la Prima Guerra Mondiale, la Rivoluzione Russa, quindi la dissoluzione degli imperi. Un periodo difficile anche per la situazione della Santa Sede, a quel tempo senza uno Stato. Una diplomazia senza territorio, che si trova a fronteggiare, con la guerra, anche la perdita di contatto con le controparti diplomatiche, perché gli ambasciatori di Germania e Austria sono accreditati in Italia, e non possono rimanere su un territorio in guerra con la loro patria.
È un tema oggetto di una delle ponenze della Congregazione. Durante le quali, all’inizio della guerra, si discute anche su come far valere il diritto diplomatico della Santa Sede, come specificare che la Santa Sede ha diritto di legazione attiva e passiva non in virtù della legge delle guarentigie.