Città del Vaticano , mercoledì, 6. ottobre, 2021 13:00 (ACI Stampa).
La richiesta di definire la posizione di monsignor Albero Perlasca. L’ordine di depositare tutti gli atti, incluse le intercttazioni. La parziale restituzione degli atti all’Ufficio del Promotore di Giustizia perché vengano rifatte le indagini, come richiesto dallo stesso promotore. Nella terza udienza sul processo della gestione dei fondi della Santa Sede, il presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone, decide di fare una parziale marcia indietro. Non c’è dichiarazione di nullità per la citazione in giudizio, come richiesto ieri dagli avvocati, né c’è un “reset” totale con restituzione degli atti all’accusa, come chiesto dal promotore di Giustizia. Ma c’è la considerazione della fondatezza di alcune eccezioni presentate dagli avvocati, con la decisione di ricominciare da zero per sanare eventuali posizioni.
Quello che probabilmente colpisce di più è la richiesta di definire la posizione di Monsignor Alberto Perlasca. La richiesta dell’audio video del suo interrogatorio è stata al centro delle eccezioni degli avvocati, considerando che monsignor Perlasca era prima indagato e poi è diventato una sorta di super-testimone, con dichiarazioni spontanee i cui verbali non erano stati supervisionati da un avvocato.
Il presidente Pignatone ha notato che il promotore di Giustizia vaticano aveva, nell’udienza del 27 luglio, inizialmente acconsentito a fornire la registrazione, sottolineando che era stata fatta con il consenso di tutti. Solo il 9 agosto, per rispondere ad una ordinanza del tribunale, il promotore Diddi aveva rifiutato il deposito del materiale, opponendo, tra le altre cose, ragioni di privacy delle persone coinvolte.
Il Tribunale non solo ha reiterato la consegna dei video, e di tutti gli atti ancora non depositati, ma ha anche chiesto “che il Promotore di Giustizia comunichi se monsignor Alberto Perlasca sia imputato in questi o altri procedimenti, e per quali reati, onde poterne apprezzare la veste processuale in future attività istruttorie”.
La richiesta è un colpo durissimo all’accusa e all’impianto del processo. Così come una analisi delle posizioni stralciate mette in discussione anche le stesse indagini, tra l’altro già contestate lo scorso marzo da un giudice inglese revocando un provvedimento richiesto dal Promotore di Giustizia vaticano contro Gianluigi Torzi.